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VENEZIA - Lunedì e martedì prossimi saranno due giorni da “incubo” anche per gli imprenditori veneti che saranno chiamati a onorare la scadenza fiscale più onerosa dell’anno. Tra il pagamento degli acconti Ires, Irap, Irpef e dell’imposta sostitutiva in capo alle aziende in regime forfettario, l’Ufficio studi della Cgia stima che le imprese della nostra regione saranno chiamate a pagare all’Erario almeno 3 miliardi di euro. A livello nazionale invece i miliardi lievitano a 30.
Gli artigiani
Gli artigiani, i commercianti e i lavoratori autonomi, inoltre, dovranno pagare i propri contribuiti previdenziali all'Inps.
Lavoratori autonomi
Una parte di quest'ultimo versamento sarà in capo ai soggetti Irpef non titolari di partita Iva. Infine, dall'imposta sostitutiva in capo ai lavoratori autonomi in regime forfettario il fisco riceverà 1,2 miliardi. Anche dicembre sarà un mese particolarmente impegnativo sul fronte fiscale per tanti imprenditori. Entro il 16 infatti le aziende dovranno versare i contributi previdenziali e assistenziali e le ritenute Irpef di dipendenti e collaboratori. Dovranno, inoltre, pagare l'acconto dell'imposta sostitutiva sui redditi da rivalutazione del Tfr, il saldo dell'Imu su capannoni, uffici, negozi e l'Iva di novembre, in caso di contribuenti mensili. Infine, entro Natale dovranno liquidare anche le tredicesime ai propri dipendenti.
L'accordo politico
L'accordo politico sul taglio delle imposte, così come previsto dalla prossima legge di Bilancio, viene giudicato positivamente dalla Cgia di Mestre. «Con 7 miliardi di Irpef in meno e la riduzione di un miliardo di Irap - sottolineano gli artigiani mestrini in una nota - c'è una risposta in linea con la posizione assunta in questi mesi». Secondo l'associazione «gli 8 miliardi di riduzione messi in manovra dal Governo dovevano interessare quasi esclusivamente l'Irpef. E così è stato. Certo, tutto questo non è ancora sufficiente e la Cgia confida nella legge delega affinché l'esecutivo riduca ulteriormente le imposte, contribuendo a portare la nostra pressione fiscale in linea con la media europea. Da tempo immemorabile, infatti, gli imprenditori italiani, da sempre fortemente vocati all'export, chiedono un fisco meno invasivo - conclude la nota - che permetta loro di misurarsi ad armi pari con i propri concorrenti stranieri».
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