Il mini-laser “made in Veneto” che ha "guarito" Djokovic

Djokovic
CASTELFRANCO VENETO - Uno dei segreti del successo del campionissimo del tennis Djokovic l’ha inventato Fabio Fontana, 42 anni. È un mini laser posto in un dischetto...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

CASTELFRANCO VENETO - Uno dei segreti del successo del campionissimo del tennis Djokovic l’ha inventato Fabio Fontana, 42 anni. È un mini laser posto in un dischetto di 12 millimetri di diametro e meno di un millimetro di spessore - una monetina - che applicato sulla pelle può guarire molte malattie croniche, dall’emicrania alla sciatalgia, e viene utilizzato anche nell’ambito sportivo per migliorare le prestazioni senza doping

«Il dispositivo che ho realizzato migliora lo scambio di informazioni tra cervello e sistema nervoso periferico. È una tecnologia che non si usa da soli ma si trova solo negli ambulatori autorizzati, attualmente più di 2800 in Italia», assicura il tecnico informatico e delle telecomunicazioni, dottore anche in scienze biomediche, nato a Enego sull’Altipiano dei Sette Comuni che a Castelfranco Veneto (Treviso) ha sviluppato la Tao Technologies, una ventina di addetti per 3 milioni di fatturato annuo, l’azienda che produce il Taopatch, il dischetto che ha trasformato Djokovic in un quasi “Iron Man”. «Tutto è nato dai miei studi sull’inquinamento elettromagnetico e dai problemi dovuti a un incidente d’auto che mi provocava fortissime emicranie. Per anni mi sono imbottito di antidolorifici e medicine che mi davano solo sollievo limitato - ricorda Fontana -. L’unica cura che ha dato risultati per una settimana è stata la terapia laser. Da lì sono partito con i miei studi da autodidatta, frequentando corsi di specializzazione sulle proprietà dei cristalli e confrontandomi con medici e fisici quantistici per utilizzare le nanotecnologie, arrivando nel 2012 a realizzare in uno scantinato di Grottaferrata (Roma) i primi prototipi di Taopatch. Poi è iniziato il confronto non sempre facile con le università. In Italia c’è grande resistenza alla novità: abbiamo prodotto almeno una pubblicazione scientifica all’anno, oggi questa tecnologia è indicizzata nelle banche date mondiali della medicina». Il segreto? «Sono stato il primo a combinare una miscela di nanocristalli e nanotecnologia, a mettere insieme tecnica e medicina con l’attenzione di un artigiano. E ho avuto dalla mia grandi professori che mi hanno aiutato in quest’impresa».


UN FONDO PER GLI USA


Per sviluppare la sua “creatura” Fontana però è dovuto tornare in Veneto. «A Roma non riuscivo a formare un team valido, facevo i corsi e tutti i professionisti che venivano (medici, dentisti, fisioterapisti, osteopati) erano del Nord. Quindi nel 2015 ho spostato l’azienda a Castelfranco, continuando a fare tutto da solo: ho dovuto progettare anche i macchinari che produrre questo dispositivo che si ricarica col calore del corpo, è la prima tecnologia la mondo del genere che si può portare sempre. Il tutto dopo visita medica e con un mese di prova soddisfatti o rimborsati». Ora la svolta. «Oggi abbiamo tre brevetti e diversi brand, e non ho mai avuto una lira da nessuno. Ma ora è il momento di aprirsi», riflette l’inventore-imprenditore. Cioè? «Ci sono trattative in corso con un fondo d’investimento americano per aprire una nuova azienda in Usa di cui io sarò azionista al 70% - spiega Fontana -. Resterò al governo io. Sarà il salto di qualità internazionale: i costi di ricerca e sviluppo sono molto elevati, abbiamo bisogno di un partner». E Djokovic? «Quando ho visto le sue foto al Roland Garros ho capito che anche lui utilizzava il mio dispositivo. E in conferenza stampa ha confermato facendo la battuta su Iron Man. È gratificante ed emozionante sapere che dietro ai suoi tanti successi c’è anche un po’ d’Italia». E di Veneto.
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino