TAGLIO DI PO - Si sono conclusi i lavori di consolidamento e miglioramento sismico (l’edificio, all’epoca della costruzione, oltre sessant’anni fa, non ricadeva...
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LA STORIA
È un serbatoio pensile con una vasca della capacità di mille metri cubi, sostenuta da 12 pilastri, disposti lungo la circonferenza circoscritta con diametro di 12 metri. Le fondazioni sono costituite da una struttura scatolare in cemento armato, Tutta la struttura di fondazione poggia su 115 pali in calcestruzzo lunghi 20 metri e del diametro di 40 centimetri circa. Il progetto generale dell’allora acquedotto consorziale del Delta del Po era stato approvato con decreto ministeriale del 13 agosto 1958 e il progetto per la costruzione del serbatoio era stato fatto dall’ingegnere Lino Ardizzoni di Ferrara il 14 giugno 1960, con un costo di 91 milioni di lire e il progetto esecutivo del primo stralcio del secondo lotto comprendente le opere per la costruzione del serbatoio stesso, con la centrale di risollevamento, era stato approvato con decreto ministeriale l’undici gennaio 1962. La costruzione è stata ultimata nel 1963 e ha avuto il collaudo nel 1965.
L’INTERVENTO
Da una valutazione di sicurezza, prevista dalla giunta regionale nel 28 novembre 2003 e a seguito del sisma verificatosi in Emilia Romagna nel maggio 2012, pur non essendo comparsi segni evidenti che facessero denotare una riduzione della capacità resistente e deformativa dell’opera, è stato rilevato un significativo degrado e decadimento delle caratteristiche meccaniche dei materiali, per gli evidenti diffusi rigonfiamenti dei calcestruzzi, da armature metalliche in vista, fortemente intaccate dalla rugine, e così via. A questo punto Acquevenete ha ritenuto opportuno intervenire. I lavorii effettuati come da progetto dell’ingegnere Claudio Pigato di Rovigo, hanno riguardato la sistemazione strutturale delle superfici ammalorate in calcestruzzo e il consolidamento sismico della parte bassa della struttura.
«Sono state pure sostituite le tubazioni di adduzione e di scarico del serbatoio di sommità - spiega l’ingegner Mauro Ceccolin, responsabile dei lavori di Acquevenete - con due tubazioni in acciaio inox del diametro di 300 millimetri, la riverniciatura dei locali a piano terra e il ripristino della base delle pareti nel locale interrato, interessato in passato da una perdita di acido».
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Il Gazzettino