Il super tifoso espulso per un anno: «Non sono violento ma ho sbagliato»

Tifosi al Palaverde
TREVIGNANO - «Fiero di quello che sono...lotto per quello in cui credo...morirei per quello che amo...Chi mi conosce sa chi sono, tutti gli altri che scrivano, leggano e...

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TREVIGNANO - «Fiero di quello che sono...lotto per quello in cui credo...morirei per quello che amo...Chi mi conosce sa chi sono, tutti gli altri che scrivano, leggano e pensino quello che vogliono». Matteo, trentenne ultras di Trevignano, lo ha scritto a caldo, l'altro ieri, probabilmente poco dopo che gli è stato notificato un Daspo (divieto di accesso e partecipazione ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive) della durata di un anno. 


LA PUNIZIONE. Una condanna durissima per chi, come lui, vive in modo estremamente viscerale il rapporto con il Palaverde e le gare di Treviso Basket, guidando il tifo della curva sud. A determinare il provvedimento il comportamento che il giovane avrebbe avuto lo scorso primo giugno, quando, in occasione della gara tre della semifinale playoff contro Trieste, si sarebbe tolto la maglietta, avrebbe cominciato a sventolare la cintura dei pantaloni e tentato in più occasioni di sfondare il cordone di sicurezza delle Forze dell'ordine per entrare in contatto con gli ultras triestini. E, di fronte a quel commento sul web dal quale traspare enorme amarezza, i suoi sostenitori si sono scatenati. Ben oltre trecento i mi piace, moltissimi i commenti a sostegno, un ashtag che lo coccola e la convinzione espressa da più d'uno che, se uno come lui va incontro a un simile provvedimento, è evidente che in Italia qualcosa non va. Nei giorni scorsi si erano susseguiti, da parte di Matteo, altri post sul tema, compreso un e la vita la vita e la vita l'è bella l'è bella...Torneremo a Milano, Milano...tutti insieme a Bologna...invasione a Venezia.... E giù altri segnali di amore e condivisione da parte dei supporter del supporter uniti all'intervento di qualche altro giovane che, probabilmente, è andato incontro allo stesso provvedimento. C'è, però, anche l'altro Matteo. E' il padre affettuoso che, sempre su facebook, scava sulla sabbia alla ricerca di un tesoro assieme al figlio o immortala la bella nonna con la fascia del Treviso. Quello stesso ragazzo che in tanti a Trevignano vedono girare con il piccolo in spalla. Inseparabili, dolci e affettuosi. Immagini vere, le une come le altre, inequivocabili. Frutto forse di un grande amore sfuggito di mano, che porta a fare pazzie e perdere il senso del limite. Come potrebbe essere successo a lui.


AMORE BIANCOCELESTE Di un vero amore del resto Matteo parla quando descrive il suo rapporto con il Palaverde. «Questo amore - spiega - è nato per caso ed è stato un colpo di fulmine come succede con gli amori. È una passione che da più di dieci anni mi ha portato a dare tutto per questa squadra e questo gruppo, ho girato l'Italia e l'Europa per Treviso e non l'ho mai abbandonata». Poi prosegue: «Siamo un gruppo di amici con la stessa passione, che lavora e pensa alla curva e al gruppo tutti i giorni della settimana; ognuno ha i suoi compiti e tutti fanno il proprio». Ma come valuti il tuo comportamento? «Del mio comportamento dico solo che ho sbagliato e pagherò. In certe circostanze e in quel momento bisogna trovarsi e basta. La mia famiglia, i miei amici e la gente che mi conosce sanno chi sono; di quello che pensano gli altri poco importa, sarà dura ma un anno con l'affetto di tutti passerà presto e tornerò sicuramente a tifare più forte di prima». E a tuo figlio, cui sei legatissimo, cosa dirai? «Gli insegnerò i sani principi e la passione sana, sicuramente non a fare a botte ma comunque che nella vita si può sbagliare. Mi stanno trattando come un criminale per non aver fatto quasi niente». Intanto, a quanto pare, dopo la batosta Matteo si è già messo al lavoro. E ieri è partito l'invito a condividere l'annuncio per la partecipazione al raduno di lunedì 20 agosto alle 18,30 nella palestra di Sant'Antonino. Insomma, come un vero innamorato, lui non molla. 
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Il Gazzettino