Superbonus, anche il big dice stop. Zanutta: «Trenta milioni di crediti fiscali, ora ci fermiamo»

Vincenzo Zanutta
PORDENONE - Si sono spinti fino ad avere «trenta milioni in pancia di crediti fiscali, perché con la capienza fiscale complessiva dell'azienda sono...

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PORDENONE - Si sono spinti fino ad avere «trenta milioni in pancia di crediti fiscali, perché con la capienza fiscale complessiva dell'azienda sono compatibili e abbiamo già programmato di impiegarli entro un determinato lasso di tempo. Ma ora ci siamo fermati e, fintanto che non sarà trovata una soluzione a livello governativo riguardo alla cessione del credito d'imposta, non procederemo con lo sconto in fattura». Vincenzo Zanutta, alla guida del colosso dell'azienda fornitrice di materiali edili in Friuli Venezia Giulia e oltre i confini regionali, materializza con puntigliosità ciò che significa per tutta la filiera edile il fermo lavori legati al Superbonus 110% - poi ridimensionato che sta dilagando a causa del blocco della cessione dei crediti d'imposta conseguenti allo sconto in fattura.

I DETTAGLI
In sostanza, per chi deve riqualificare il proprio edificio con il Superbonus ha diritto ad avere lo sconto in fattura, che si trasforma in credito fiscale per l'azienda che lo applica. Ma è chiaro che, affinché l'operazione abbia una convenienza, è necessario che il soggetto detentore del credito d'imposta abbia un monte tasse da pagare tale da poter usufruire del credito. Per questo, il credito è stato reso cedibile da parte delle imprese impegnate nei cantieri del Superbonus anche ad alcuni soggetti, come le banche e le poste. Questi, però, ora hanno esaurito la loro capacità di acquisizione, bloccando di fatto la cessione dei crediti. Da qui il diffondersi di cantieri rimasti a mezz'aria. «L'idea del bonus fiscale è nata come una buona idea, perché ha rappresentato un buon volano per il settore edile e la filiera - ricostruisce Zanutta -, nonostante ci siano volute dieci, dodici modifiche per rendere lo strumento finalmente adeguato. Tuttavia, un errore, il più grave, non è stato corretto: lo sconto in fattura». Secondo l'imprenditore, infatti, questa formula è addirittura «l'errore madre» di questa misura, che ora mette in pericolo la conclusione di molti lavori e tiene bloccato ai nastri di partenza una moltitudine di progetti già esecutivi.

«Lo sconto in fattura è un errore grave per due motivi - analizza Zanutta -: ha favorito l'aumento dei costi di realizzazione delle opere, perché l'impresa ha dovuto mettere in conto che la metà del suo lavoro si paga in dieci anni e, quindi, ha attualizzato i prezzi; ha ingenerato l'idea diffusa che il credito fiscale fosse infinito, anche perché cedibile, senza tenere in debito conto che il credito fiscale è necessariamente in correlazione con la capacità fiscale dei soggetti che se ne fanno carico». Tradotto: se ho molto reddito e pago molte imposte, è ovvio che posso incamerare credito fiscale da "spendere" al momento del saldo delle tasse. Se però il credito d'imposta non è esigibile - e non è cedibile perché non ci sono soggetti che lo prendono in carico -, l'intero meccanismo si blocca e le aziende che si trovano a essere senza liquidità rischiano il fallimento.

IL SOSPETTO


«Di fronte alla situazione che sta maturando giorno dopo giorno vien da pensare che a livello centrale il Superbonus sia stato bloccato per via indiretta: se il credito d'imposta non è cedibile, la conseguenza è che non si aprono più cantieri», sintetizza Zanutta, che tuttavia auspica che il governo trovi una soluzione. L'imprenditore ha più di qualche suggerimento, eventualmente da affinare con gli esperti del settore: «Il governo cartolarizzi il credito o trovi la formula perché, in particolare le banche, rimettano in circolazione il credito vendendolo ai soggetti che hanno capacità fiscale. Ce ne sono e non potrebbero che valutare con favore una tale proposta». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino