La città degli studenti partirà dalla rivoluzione dei trasporti tra Venezia e Mestre

VENEZIA Va ripensata la mobilità per gli studenti, soprattutto nei collegamenti con la terraferma
VENEZIA - Residenza e trasporti. Sono gli asset sui quali si basa essenzialmente il neo progetto “Venezia come Boston”, da intendere come grande campus...

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VENEZIA - Residenza e trasporti. Sono gli asset sui quali si basa essenzialmente il neo progetto “Venezia come Boston”, da intendere come grande campus urbano. L’iniziativa, portata avanti da Iuav con il sostegno del Comune, candida Venezia a fare da apripista per alcuni significativi processi di cambiamento, puntando in primo luogo a costruire una città centrata su un’economia green, anche sulla spinta della Fondazione “Venezia capitale mondiale della sostenibilità”. Se all’interno del Comune gli studenti rappresentano oggi soltanto l’8% a fronte dell’intera popolazione residente, il dato appare ben più basso rispetto a quello di altre grandi realtà universitarie. Basti pensare che a Bologna i giovani iscritti agli atenei toccano il 16%, a Padova il 23%, mentre ad Urbino il 49%. E guardando all’Europa – e al resto del mondo – i dati di Venezia rimangono ancora lontani: ad Oxford si raggiunge il 21% e a Boston il 25%. Un raffronto, quello fra popolazione studentesca e residente, che in Veneto rimane ben al di sotto della media italiana (2,29% ogni 100 abitanti) e in Italia - ferma al 3,2% - rimane più bassa di quella europea, a quota 3,91%. 



LO STUDIO
Secondo lo studio lanciato dall’ateneo lagunare, per allinearsi alla media nazionale nella nostra regione dovremmo arrivare a circa 70mila studenti, di cui 30mila da far arrivare in città. Solo così potrà essere raddoppiato il numero attuale, fermo a 28mila, portandolo a quota 60mila in dieci anni. Questo l’obiettivo di un progetto pronto a puntare ad innovazione e sostenibilità ambientale. In quest’ottica è chiaro allora che il raddoppio della popolazione studentesca dovrebbe giocoforza ridisegnare gli assetti urbani, nonché la gestione del territorio a cominciare dai sistemi di trasporto e di collegamento da potenziare e rendere più rapidi. «Su questo fronte – commenta il rettore Iuav, Benno Albrecht – la nostra proposta è semplice. Si tratterebbe di avere una linea automobilistica dedicata, in grado di collegare via Torino, passando per la stazione ferroviaria di Mestre, con Santa Marta. Il tutto potrebbe essere fatto con autobus sostenibili (elettrici o all’idrogeno), come pure con mezzi normali. Certo, ci piacerebbe fossero innovativi, ma sarà da vedere». Collegamento tra terraferma e centro storico che garantirebbe una certa velocità nel raggiungimento della meta e che avverrebbe con una frequenza di 15 minuti, in linea con gli shuttle degli aeroporti. «Il tutto richiederebbe cifre quasi irrisorie». Se il costo totale del parco mezzi potrebbe raggiungere una spesa di 2,5 milioni di euro, il costo annuo dell’esercizio si aggirerebbe invece fino ai 470mila euro. 
IL VAPORETTO
Tra le tappe previste, anche Vega, Cotonificio e magazzini di San Sebastiano, con un’eventuale apertura – anche se non ancora ragionata – nei confronti dei mezzi acquei. «Per risolvere il problema dello spazio insufficiente per le manovre del vaporetto, in via Torino basterebbe crearglielo per poter girare, raggiungere Forte Marghera e andare a Santa Marta». 

Un’altra chance potrebbe essere rappresentata pure collegando l’ex macello di San Giobbe all’area Pili. L’aumento della popolazione universitaria avrebbe un’importante ricaduta anche sull’indotto locale. Secondo lo studio Iuav, basato su un’analisi della London School of Economics, per cui l’impatto economico complessivo dell’università (suddiviso in diretto al 10%, indiretto al 25%, indotto al 25%, studentesco al 20%, visitatori studenti al 20%) sull’economia locale ha un moltiplicatore di 6, per un euro investito in tale settore ne arrivano al territorio 6 volte tanto. 
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Il Gazzettino