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VENEZIA - Falsità ideologica. È quanto rischierebbe la preside del liceo "Marco Polo" di Venezia, secondo Fratelli d'Italia, per aver consentito agli studenti transgender del suo istituto di sostituire il nome anagrafico ricevuto alla nascita. Una nuova polemica all'indomani della manifestazione che si è svolta al centro di Roma, la prima in Italia, per i diritti delle giovani persone trans. I giovani e le giovani trans al corteo hanno chiesto di superare le «barriere delle discriminazioni» che ancora vivono, reclamando di accedere alla carriera alias - ovvero la possibilità di usare il proprio nome di elezione nelle scuole e nelle università -ricordando anche chi ha subito violenza o chi non ha resistito all'odio e all'emarginazione come la professoressa trans Cloe Bianco, morta suicida la scorsa estate. I responsabili del partito di Giorgia Meloni hanno inviato una lettera, su carta intestata del partito, alla dirigente scolastica veneta Maria Rosa Cesari intimandole di interrompere le iscrizioni con carriera alias, sostenendo che sarebbero contrari all'art. 479 del codice penale, che punisce la falsità ideologica. Così facendo, hanno aggiunto, la preside esporrebbe gli stessi insegnanti ad essere perseguibili di reato. Ma la preside non si è fatta intimorire e ha scritto una circolare al corpo insegnante, rendendo noto il fatto e confermando che il liceo proseguirà sul percorso iniziato: «È inaccettabile - ha detto - che un partito politico entri a gamba tesa nella vita della scuola. Siccome loro come partito non sono d'accordo, pretendono che noi eliminiamo la carriera alias. Ma queste per noi sono questioni etiche, non politiche».
La dirigente aveva ricevuto nel novembre scorso una reprimenda analoga dai movimenti pro-vita: «Allora non ho sentito l'esigenza di condividere la circolare con i docenti, ma stavolta sì.
Il Gazzettino