La strage degli alberi: «È come se avessimo perso il Colosseo»

La strage degli alberi: «È come se avessimo perso il Colosseo»
BELLUNO - Da ieri sui boschi schiantati del Veneto vigila Copernicus. Si tratta di un servizio di cartografia rapida, messo a disposizione della Regione dalla Commissione Europea,...

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BELLUNO - Da ieri sui boschi schiantati del Veneto vigila Copernicus. Si tratta di un servizio di cartografia rapida, messo a disposizione della Regione dalla Commissione Europea, per la produzione di mappe di valutazione del danno provocato dai disastri naturali: «Almeno per dieci giorni questo sistema satellitare ci permetterà di monitorare i cambiamenti arborei e geo-morfologici, confrontandoli con le immagini del periodo precedente alla calamità, in modo da avere la fotografia da cui partire per pianificare la ripiantumazione nell'arco dei prossimi due anni», ha spiegato Nicola Dell'Acqua, dirigente regionale dell'area Tutela e sviluppo del Territorio, al termine del vertice che si è tenuto a Belluno con i Servizi forestali e l'Università di Padova.


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Ma intanto sul valore delle aree devastate risuona l'allarme dell'Associazione italiana guide ambientali escursionistiche, per bocca del presidente nazionale Filippo Camerlenghi: «Le foreste, le rive dei laghi, le montagne per il turismo sostenibile verde corrispondono a piazza San  Marco, al Colosseo e agli Uffizi. L'appeal, il prodotto economico, i posti di lavoro che vengono meno con questi fenomeni disastrosi sono assolutamente paragonabili alla distruzione di quei monumenti. Ora dobbiamo concentrarci sulle cause dei fenomeni, portare avanti la prevenzione e la sensibilizzazione e fare di tutto affinché questo patrimonio possa ritornare».
IL QUADROQuello tratteggiato dall'Aigae, peraltro in linea con gli scenari emersi dalle ricognizioni finora effettuate dalla Regione, è un quadro preoccupante per il Nordest. «In Veneto ha illustrato Camerlenghi ci sono ben due luoghi naturalistici di alto valore, quali la gola dei Serrai di Sottoguda e la Valle di San Lucano, che sono stati praticamente cancellati. Le zone del Feltrino e dell'Agordino, ma anche il Comelico e l'Ampezzano, l'Alpago, l'altipiano di Asiago ed il Cansiglio sono stati duramente colpiti e sono tutti luoghi che rappresentano alcune tra le principali peculiarità naturalistiche e tradizionali del Veneto e dell'Italia». Poi c'è il Trentino: «Il Doss del Miola a Pinè ha osservato il numero uno dell'associazione praticamente non esiste più. Guide ci riferiscono di boschi che durante la loro infanzia erano punti di riferimento e che oggi non esisterebbero più. Disastri in altre zone famose come Artesella, vero museo a cielo aperto, ma anche al Parco Asburgico di Levico. Carrarecce forestali e sentieri di alcune zone sono completamente scomparsi: abeti rossi spezzati come fiammiferi e valli rase al suolo, ad esempio la Val Calamento. In Val di Sole, particolarmente colpita è Dimaro, con la colata di fango che ha invaso il paese. Tante strade inagibili per frane ed alberi tranciati dal vento, dal Passo del Tonale alle Dolomiti di Fassa e al Lagorai». Quindi il Friuli: «Danni al patrimonio boschivo nelle valli della Carnia, nelle Dolomiti Friulane e in Cansiglio, dove interi settori di foresta sono stati abbattuti dal vento. Si era temuto il peggio per la Val Saisera: importanti i danni nel bosco di fondovalle, ma il patrimonio ambientale della Foresta dei Violini è salvo e dunque hanno resistito gli abeti rossi» .

LA MOBILITAZIONENel frattempo sui social è scattata la mobilitazione: «Quest'anno gli alberi di Natale piantiamoli sulle Dolomiti». L'invito è in sostanza ad adottare un abete, affinché venga ripiantato nei boschi flagellati, anziché acquistarlo nelle città dopo averlo fatto estirpare per addobbarlo in vista delle festività.
A.Pe. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino