Padova. Ospedale ai Colli dal 1907 è la prima struttura psichiatrica in Italia. Qui venivano ricoverati i soldati traumatizzati

Il terreno di 25 ettari ha richiesto un esborso (non indifferente per l'epoca) di 100.000 lire per la costruzione

Una foto d'epoca dell'Ospedale ai Colli
PADOVA - L'ex manicomio provinciale di Padova è oggi una realtà territoriale ad alta specializzazione e si presenta come una delle eccellenze dell'Ulss 6...

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PADOVA - L'ex manicomio provinciale di Padova è oggi una realtà territoriale ad alta specializzazione e si presenta come una delle eccellenze dell'Ulss 6 Euganea. I suoi esordi risalgono però agli inizi dello scorso secolo. I lavori di costruzione dei numerosi e articolati edifici, avviati nel 1901, terminarono nel 1907 con l'inizio della vera e propria attività ospedaliera. Il terreno di 25 ettari ha richiesto un esborso (non indifferente per l'epoca) di 100.000 lire. Così il complesso ai Colli divenne il primo ospedale psichiatrico moderno in Italia e uno dei più avanzati d'Europa.

L'architettura

Era stata adottata una formula architettonica ibrida composta sia da padiglioni riuniti che da padiglioni separati. Il tutto al fine di garantire un insieme di edifici luminosi ed arieggiati e, non secondariamente, assicurare una degenza distinta tra pazienti tranquilli e pazienti agitati. Per l'alloggio dei malati vennero, per l'appunto, realizzati quattro distinti gruppi di edifici: ognuno comprendente tre padiglioni, divisi tra loro da brevi corpi di fabbrica. Di questi gruppi, due erano destinati alla sezione delle donne e due a quella degli uomini. Il terreno su cui sorgevano gli edifici era circondato da un muro di cinta, interrotto da una cancellata alle estremità dei viali, come era allora in uso nelle grande ville signorili. La cancellata era imperniata su due pilastri sormontati da grandi sfere in pietra. Annessa al manicomio, una adeguata area di terreno era attrezzata per operare come una colonia agricola, frequentata dai pazienti più tranquilli e lavoratori. L'ospedale, così costituito, venne quindi inaugurato il 16 giugno del 1907.

Le caratteristiche

Nel piazzale, di fronte alla strada provinciale Euganea, si innalza il palazzo, un tempo assegnato alla direzione, che ospitava al pianterreno gli uffici amministrativi e ai due piani superiori le abitazioni del direttore e dei medici. Nella parte centrale dell'area si erge l'edificio dei Servizi generali: al pianterreno trovavano posto la farmacia, il guardaroba con annessi laboratori, la cucina, la dispensa, la cantina e altri locali di diverso utilizzo. Una cucina era presente in ogni padiglione, attrezzata per la pulizia e la custodia delle stoviglie e di altri oggetti da tavola. Il vitto per tutti i ricoverati veniva però preparato nella grande cucina centrale. Al piano superiore erano situati i gabinetti scientifici, la biblioteca, l'ampio salone, gli alloggi per le suore. All'estremità dell'area un gruppo di fabbricati ospitavano la lavanderia, i generatori del vapore, le macchine per la produzione di energia elettrica, l'officina meccanica e i magazzini del carbone. In un'area appartata c'era il padiglione destinato all'isolamento degli ospiti con malattie infettive. Era dotato di due piccoli dormitori per gli ammalati, di un paio di stanze per gli infermieri, di una cucina e pochi altri ambienti di servizio. Oltre al recinto, si trovava il fabbricato per i servizi necroscopici che comprendeva un piccolo vestibolo, la sala destinata all'accoglienza delle salme, un gabinetto medico con sala autoptica, un locale adibito a magazzino e una rimessa per le lettighe mortuarie. In totale gli ammalati ospitati nell'ospedale, fra uomini e donne, erano circa seicento. I padiglioni lungo il primo viale erano destinati ai lavoratori, ai convalescenti o tranquilli, ai dozzinanti e alle infermiere. Nel secondo viale c'erano i padiglioni degli ammalati in osservazione, degli epilettici, degli alcolisti e dei deliranti gravi. Nei padiglioni dei malati tranquilli, dell'osservazione, degli epilettici e alcolisti, dei deliranti gravi, dei dozzinanti e delle infermiere erano presenti stanze a un solo letto. In nessun padiglione vi erano inferriate: i serramenti presentavano comunque chiusure di precauzione, tra cui, ad esempio, i chiavistelli mascherati nelle persiane, gli scuretti a chiave nelle finestre dei dormitori, le intelaiature di ferro con lastre romboidali di grosso cristallo nelle finestre delle stanze di separazione.

La guerra

Il complesso, durante la Grande Guerra, divenne la sede di un Ospedale Militare in cui vennero ricoverati 1.700 soldati provenienti da tutt'Italia. Uomini scioccati dalla violenza e dalla morte, che la tradizione popolare ha chiamato scemi di guerra. La dottoressa Maria Cristina Zanardi - che si occupa della conservazione della documentazione archivistica e valorizzazione del patrimonio storico, artistico, librario e sanitario dell'Ulss 6 - nel 2020 ha scritto e pubblicato il libro "Lettere dei soldati del Manicomio di Padova". L'opera raccoglie il dramma degli uomini tornati dal fronte, riportato in prima persona dai protagonisti ricoverati colpiti da traumi psichici. 

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Il Gazzettino