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PADOVA - Mamma e figlia perseguitavano i loro vicini di casa. Ieri Silvia Dante di 56 anni e Katiuscia Brotto di 31 anni sono state condannate entrambe a 8 mesi con la sospensione della pena. Il pubblico ministero, davanti al giudice del Tribunale monocratico, aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi per ciascuna. Dovranno poi risarcire le parti civile, marito e moglie difesi dall'avvocato Tommaso Lessio, con 5 mila euro per ciascuna vittima.
I coniugi nel 2011 hanno acquistato un appartamento nello stabile di via Istria, al Sacro Cuore, dove abitavano mamma e figlia (quest'ultima ha cambiato casa). Fin da subito le due hanno iniziato a prendere di mira i due coniugi, ma la situazione è peggiorata a partire dal gennaio 2017.
L'indagine era stata affidata al pubblico ministero Roberto D'Angelo, che ne aveva chiesto l'archiviazione. Il legale della coppia si è opposto e il Gip Cavaggion ha ordinato nuove indagini questa volta condotte dal sostituto procuratore Andrea Zito. Madre e figlia, a loro volta, avevano denunciato i coniugi per diffamazione, ma tutto è stato archiviato. Durante il dibattimento hanno testimoniato cinque uomini delle forze dell'ordine e altri vicini di casa nigeriani. Questi davanti al giudice del Tribunale monocratico, hanno raccontato di essere pure loro vittima delle offese delle due donne. Importanti anche le testimonianze dell'ex amministratore di condominio e dell'attuale amministratore: entrambi hanno sottolineato come sia difficile intrattenere rapporti con le due donne.
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