Conto salato, il rincaro di Spritz e cicchetti nelle osterie: ecco perché si paga di più

Conto salato, il rincaro di Spritz e cicchetti nelle osterie: ecco perché si paga di più
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TREVISO - Le fatture di bar, osterie, ristoranti, pizzerie, parlano chiaro: da novembre il prezzo delle materie prime sta inesorabilmente aumentando. Prima piano, poi sempre più velocemente. Per non parlare delle bollette. In questi giorni stanno arrivando le prima con i rincari e, dietro i banconi, si ha quasi paura di aprire le buste appena consegnate dal postino.


IL QUADRO

I dati in mano alla Confersercenti di Treviso parlano chiaro: un chilo di costicine, prodotto classico per molti secondi piatti, è salito mediamente da 3 a 8 euro al chilo; per la carne di manzo, nei tagli più pregiati, si parla di rincari non inferiori al 70%, col prezzo al chilo schizzato da 20 a più di 34 euro. Sempre per le vendite all'ingrosso sono segnalati aumenti del 20% anche sulla verdura. E poi il caffè, salito in pochi mesi di almeno il 15% passando in alcuni casi da 24,5 a 28 euro al chilo. Contenuto invece il rincaro di Aperol e Campari, fondamentali per il classico spritz, aumentati di meno del 10%. L'aperitivo più amato dai trevigiani continua a oscillare tra i 2,5 e i 3 euro. E così dovrebbe rimanere. Le maggiorazioni, semmai, potrebbero riguardare solo il servizio al tavolo. A preoccupare invece, aggiunge questa volta la Fipe, è l'inflazione che salirà del 6% rispetto al 2021. E poi la batosta più temuta: gli incrementi anche dell'80% del costo dell'energia. Risultato: «I prezzi per i clienti sono destinati ad aumentare. Inevitabile». Sentenzia Gianni Taffarello, presidente trevigiano della Confersercenti. Più prudente invece Dania Sartorato, presidente provinciale della Fipe: «Gli aumenti delle materie prime ci sono ma stiamo tentando di assorbirli senza toccare i listini. Contiamo di resistere almeno fino a fine mese».


LE PROSPETTIVE

Il termometro dei rincari è rappresentato dalla tazzina di caffè. L'osservatorio della Fipe dice che a Treviso, dal 2020 al 2021, il costo è calato passando da 1,09 euro a 1,08. Ma il 2022 sarà diverso. «In provincia la media per una tazzina al banco è 1,10 euro - osserva Sartorato - ma è impossibile ignorare l'inflazione al 6%, l'aumento dell'energia e delle materie prime. Sul prezzo della tazzina del caffè si presta però particolare attenzione. Al momento la tendenza è di non ritoccare il listino. Le attività stanno assorbendo i rincari senza riversarli sui clienti. E se proprio capita, l'aumento non è superiore ai 10 centesimi. E più per il servizio al tavolo che non al banco». Si va insomma verso 1,20 euro alla tazzina per chi si siede ai tavolini. «I commercianti stanno tenendo duro - conferma Taffarello - ma il caffè a 1,20 lo si trova già. Vedremo cosa accadrà alla fine dell'emergenza Covid, ma l'aumento dei costi fissi inevitabilmente andrà a incidere sui prezzi al dettaglio. Però ci sono anche segnali di ottimismo: ci sono attività che aprono, segno che qualcosa comunque si muove».
 

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Il Gazzettino