SPILIMBERGO - La 1. edizione del festival Mosart non ha portato la ricaduta turistica ed economica che il territorio si attendeva. Parola di numerosi cittadini, ma anche di...
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Alcuni lati positivi sono tuttavia stati messi in evidenza: la grande esse in piazza Garibaldi, un progetto in itinere (anche se ricorda Pordenonelegge, è la critica di qualcuno), il mosaico a vista sui tigli di viale Barbacane, le visite a tema guidate gratuite degli Accoglitori di città, quelle alla Scuola del Mosaico, che rappresenta sempre un momento irrinunciabile per chi intende conoscere davvero l'arte musiva. Restano preminenti i dubbi: «Ma dov'è il colore, oltre alla chiesa di San Giovanni che espone i materiali e alla galleria della scuola? Dove sono le persone che lavorano il mosaico? Dove sono i laboratori aperti come accade per i coltelli di Maniago? - si sono domandati cittadini e operatori del settore -. Dove può un cittadino qualunque avvicinarsi e, perché no, anche acquistare una piccola opera in mosaico?». Per spiegare le perplessità valgano le domande dei passeggeri del treno storico: «Chiedevano dove fosse il festival, nel senso di espositori, laboratori, bancarelle - hanno concluso i residenti -: in generale c'è stato un po' di movimento in più rispetto al solito, ma siamo lontani dai grandi numeri che servono per chiamarlo festival. Domenica pomeriggio, infine, in corso non c'era proprio nessuno».
Lorenzo Padovan
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Il Gazzettino