La sparatoria di Bibione: il giardiniere albanese voleva giustiziare i colleghi

Il luogo dove lo scorso giugno è avvenuta la sparatoria
BIBIONE - La mattina del 27 giugno Arthur Haxhiu ha sparato tre volte a tre suoi colleghi. E tutte e tre le volte ha sparato per uccidere. Lo dice la consulenza medico-legale...

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BIBIONE - La mattina del 27 giugno Arthur Haxhiu ha sparato tre volte a tre suoi colleghi. E tutte e tre le volte ha sparato per uccidere. Lo dice la consulenza medico-legale disposta dalla Procura di Pordenone ed eseguita dal dottor Antonello Cirnelli sui tre lavoratori rimasti feriti nella mattinata da giustiziere che l’albanese cinquantacinquenne si era costruito nella mente. Che tutti i colpi siano stati esplosi per uccidere lo dicono la vicinanza della pistola, i fori d’entrata dei proiettili e le traiettorie seguite dagli stessi nei corpi delle vittime. Diversi, poi, gli esiti di quegli spari: il più grave di tutti è un trentacinquenne albanese - ora in coma con danni permanenti, ma non in pericolo di vita - colpito al volto dai proiettili del revolver calibro 22 usata dal giardiniere per compiere la sua vendetta. Poi un italiano sessantenne colpito alla mascella e un altro collega albanese, ferito al corpo.


Una consulenza, quella eseguita dal medico legale Cecchetti, che - con ogni probabilità - sarà la fondamenta sulla quale si baserà la prossima mossa della magistratura pordenonese (competente per territorio su Bibione) e decisa a chiudere l’indagine con una richiesta di rinvio a giudizio per il giardiniere. Secondo l’architettura disegnata dal sostituto procuratore di Pordenone, Maria Grazia Zaina, Haxhiu è responsabile di tentato omicidio plurimo: i colpi sparati in volto al collega albanese trentacinquenne, al collega italiano di 60 anni e a un cinquantenne albanese con cui aveva avuto uno screzio diventato processo e finito in una condanna a 2 mesi per Haxhiu. L’accusa di triplice tentato omicidio (che verrà rinforzata dalla consulenza medico-legale) è aggravata dal porto abusivo di armi (il revolver era stato rubato anni fa), dai futili motivi e dalla premeditazione: più volte, dopo la condanna diventata il movente della spedizione punitiva, Haxhiu era stato sentito dire che avrebbe ucciso il collega che lo aveva minacciato. Resta da capire se fosse solo lui l’obiettivo. La Procura sostiene che il cinquantacinquenne albanese - in carcere a Gorizia e difeso dall’avvocato Luca Spinazzé - avrebbe comunque sparato per uccidere in una spedizione punitiva pensata e organizzata, almeno nei confronti di una delle sue vittime. Una tesi sposata anche dal gip che aveva convalidato il fermo dei carabinieri di Portogruaro e disposto il carcere. Haxhiu era stato arrestato appena sceso da un autobus.

 

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Il Gazzettino