VEDELAGO (TREVISO) - Secondo la Procura non fu legittima difesa. E chiederà di mandare a processo Massimo Zen, 48enne di Cittadella, per il reato più grave, quello...
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LE ACCUSELa posizione di Zen è ovviamente quella più pesante. Nel capo d'imputazione, si legge, la guardia giurata dei Rangers dopo aver posizionato la sua Fiat di traverso lungo via Pomini a Barcon di Vedelago, al fine di impedire o rallentare il passaggio della Bmw 50 sulla quale viaggiavano Manuel Major, Euclide Major e Jody Garbin, autori quella stessa notte di alcuni assalti ai terminali Atm, esplodeva tre colpi di pistola Glock, in direzione dell'autovettura, uno dei quali, attraversando il parabrezza lato passeggero, attingeva al capo (zona temporale destra), Manuel Major, alla guida della Bmw, cagionandone la morte. La ricostruzione degli inquirenti esclude insomma la legittima difesa, nonostante il 48enne abbia dichiarato di aver risposto agli spari dei banditi. I quali (nel frattempo condannati a 9 anni di carcere), hanno sempre negato di essere stati, quella notte, armati. Zen è anche accusato di aver intercettato fraudolentemente, quella stessa notte, le comunicazioni dei carabinieri e di aver interrotto le conversazioni inserendosi sulle onde radio riservate ai militari. Manuel Cancarello, invece, difeso dall'avvocato Eleonora Varnier, è accusato di aver posizionato lungo via Pomini, dove Zen aveva esploso i tre colpi di pistola, una pistola giocattolo imitazione della Beretta, priva di tappo rosso, aiutando il 48enne ad eludere le indagini di p.g. rivolte all'esatta ricostruzione dei fatti. Inoltre, a sua volta, il 6 giugno, avrebbe utilizzato una ricetrasmittente sintonizzata sulle frequenze dell'Arma, reato contestato anche al collega Christian Liziero, difeso dall'avvocato Elisa Davanzo, per un caso analogo del 3 giugno.
LE REAZIONI«Siamo soddisfatti sia emerso che non c'era nessuna arma, come abbiamo sempre sostenuto - afferma l'avvocato Fabio Crea, legale della famiglia Major -. Magistrati e carabinieri stanno garantendo un grande impegno per arrivare all'accertamento della verità». «Siamo molto sorpresi, ci aspettavamo venisse riconosciuta la legittima difesa - commenta sul fronte opposto Daniele Panico, difensore di Zen -. Ora vogliamo capire quali intercettazioni abbiano in mano gli inquirenti e studiarle a dovere. Anche il mio assistito, com'è ovvio, è sotto choc, e aspetta di conoscere i contenuti del fascicolo».
A.Belt. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino