OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
MESTRE - È diventato il fenomeno di microcriminalità del momento. Le spaccate ai negozi in città non accennano a diminuire, nelle ultime due settimane le forze dell'ordine ne hanno registrata quasi una per notte. Una raffica di furti che, da novembre, non sta dando tregua a commercianti e organi di pubblica sicurezza: per questo motivo il prefetto facente funzioni Piera Bumma (dopo il pensionamento di Vittorio Zappalorto, a fine gennaio, il Ministero al momento non ha ancora nominato il suo sostituto) ha convocato per oggi i vertici delle forze di polizia per un Cosp (Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica) sul tema. Le iniziative non sono mancate, a dire la verità, in questi ultimi mesi: il sindaco, per esempio, ha promesso di risarcire i negozianti dai danni per le vetrine in frantumi. Polizia, carabinieri e polizia locale hanno potenziato i servizi di controllo e, in un paio di occasioni, gli "spaccavetrine" sono anche riusciti a prenderli. Il problema è che queste misure si sono rivelate dei palliativi e che i colpi non sono calati nemmeno per un secondo: dunque non si tratta di un ladro (o più) seriale, ma di un fenomeno a largo raggio che, a questo punto, richiede un'analisi più profonda e dettagliata.
SBANDATI
La principale pista investigativa è stata sempre una: sbandati.
IPOTESI DIVERSIVO
Gli ultimi episodi, però, hanno messo la proverbiale pulce nell'orecchio degli investigatori. In alcuni casi, come provano anche le immagini delle telecamere, i ladri sembrerebbero proprio disinteressarsi alla merce del locale. In alcuni casi hanno addirittura rubato la cassa anche dopo aver visto che era vuota. Perché allora? L'idea che sta prendendo piede è che possa trattarsi di un'azione di distrazione da parte degli spacciatori. Molte delle spaccate, infatti, sono avvenute nell'area della stazione, del quartiere Piave, in Corso del Popolo. Motivo per cui, forse, qualcuno potrebbe aver deciso di utilizzare degli emissari per dirottare le forze dell'ordine lontano dalle zone calde del mercato della droga. A maggior ragione in questo periodo, con l'applicazione di una politica di rimpatrio di massa dei pusher: in tre mesi il dispositivo organizzato dalla Prefettura ha fatto sì che venissero espulsi circa 40 cittadini tunisini. Il rimpatrio sembra essere un deterrente molto più efficace dell'arresto, tanto che nell'ultimo periodo gli spacciatori a rischio espulsione hanno scelto di puntare soprattutto sulla vendita per appuntamento, più che per il tradizionale smercio libero da strada.
Durante il Cosp, dunque, numeri alla mano, analizzate le varie teorie sul perché dell'esplosione di questo fenomeno criminale, si deciderà che tipo di contromisure adottare.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino