Spaccio: condannato "nonno cocaina", aveva allestito una stanza del consumo per i clienti

Spaccio: condannato nonno cocaina
MESTRE - Due anni e otto mesi di reclusione per l'accusa di detenzione di droga a fine di spaccio. È la pena...

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MESTRE - Due anni e otto mesi di reclusione per l'accusa di detenzione di droga a fine di spaccio.


È la pena patteggiata ieri mattina da Francesco Tropea, il settantaduenne di origini calabresi arrestato lo scorso gennaio da carabinieri e agenti della polizia locale a conclusione di una perquisizione effettuata nella sua abitazione, a Mestre, dove furono rinvenute numerose dosi di cocaina già confezionate per lo spaccio, almeno una sessantina. La sentenza è stata emessa ieri mattina dal giudice per l'udienza preliminare Gilberto Stigliano Messuti, il quale ha ritenuto congruo l'accordo raggiunto tra la Procura e il difensore dell'anziano, l'avvocato Daniele Vianello. Il gup ha revocato la misura cautelare che gli era stata applicata all'udienza di convalida dell'arresto, ovvero l'obbligo di dimora nel Comune di Venezia. All'anziano non erano stati imposti gli arresti domiciliari per motivi di salute.


IL BLITZ
A tradire il settantaduenne era stato lo strano e continuo movimento attorno al suo appartamento, nelle vicinanze della chiesa di via Aleardi: sulla base di alcune segnalazioni le forze dell'ordine attivarono un servizio di appostamento grazie al quale convinsero che quel viavai di gente era quantomeno sospetto e decisero di intervenire. L'operazione scattò all'alba del 12 gennaio: carabinieri e vigili urbani prima bloccarono sulle scale un cliente che si stava recando da Tropea; poi decisero di entrare nell'appartamento a sorpresa.
Nella camera da letto dell'uomo trovarono, sopra le coperte, due involucri, contrassegnati da un bollino rosso, con numerose dosi di cocaina da un grammo ciascuna. I cani antidroga della polizia locale, Lapo e Coco, contribuirono a trovare la sostanza stupefacente e l'attrezzatura utilizzata per il confezionamento delle dosi.


LA STANZA DELLA DROGA


Gli investigatori evidenziarono l'esistenza di una stanza, arredata in modo spartano ma funzionale, messa a disposizione dei clienti per poter consumare la droga. All'interno furono trovati piatti ricoperti di polvere bianca, cannucce, bicchieri, tessere per sminuzzare e spandere la polvere, tovaglioli per pulirsi. Il settantaduenne si è difeso sostenendo che lo stupefacente era per uso personale, ma comunque ha preferito chiudere il processo chiedendo il patteggiamento. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino