I veri allarmi del Nordest: le bollette e il costo della vita

I veri allarmi del Nordest: le bollette e il costo della vita
Allarme caro-bollette in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e provincia di Trento: secondo i dati analizzati da Demos per l'Osservatorio sul Nord Est del Gazzettino,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Allarme caro-bollette in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e provincia di Trento: secondo i dati analizzati da Demos per l'Osservatorio sul Nord Est del Gazzettino, complessivamente è il 95% degli intervistati a dichiararsi molto (69%) o abbastanza (26%) preoccupato per gli aumenti annunciati (e in parte già arrivati) in questi giorni. Non stupisce, quindi, che l'agenda dei problemi stilata dai nordestini sia guidata proprio dalla necessità di frenare il costo della vita, indicata da quasi tre intervistati su dieci (29%).

Stipendi, nuove buste paga a marzo: come cambiano (in meglio e in peggio) per 22 milioni di italiani

Seguono, a una certa distanza, la preoccupazione per il deterioramento ambientale (16%) e la necessità di agire per contrastare la disoccupazione e per migliorare la qualità dei servizi sociali e sanitari (entrambe 14%). La riduzione delle tasse (11%), il contrasto alla criminalità comune (9%), la gestione dell'immigrazione (7%) e il miglioramento della viabilità (2%) chiudono l'elenco dei settori proposti. Come sono cambiate nel tempo le priorità del Nord Est? Rispetto al 2013, il quadro sembra essere molto cambiato: nove anni fa, infatti, era la disoccupazione (53%) a dominare le inquietudini dell'opinione pubblica, mentre attualmente la preoccupazione per il lavoro è limitata al 14%. L'aumento dei prezzi, che attualmente è in testa alla graduatoria, era allora la seconda priorità, ma con un valore sostanzialmente dimezzato (15%). Il deterioramento ambientale, che oggi desta apprensione nel 16% dei nordestini, allora era fermo al 3%. D'altra parte, nel 2013 il Paese stava ancora uscendo dalla crisi economica iniziata nel 2008 e il tema della difficile ripresa dell'occupazione catalizzava la maggioranza delle apprensioni. Più simile a quella odierna, invece, sembra essere l'agenda osservata nel 2004: il costo della vita era ugualmente al primo posto, e con un valore del tutto simile (30%), ma allora appariva più sensibile la questione-sicurezza legata alla criminalità comune (14%), mentre meno intensa era l'enfasi posta sul deterioramento ambientale (8%). Come si declinano le preoccupazioni dal punto di vista socioprofessionale? A chiedere di intervenire sulla lievitazione dei prezzi sono in misura maggiore gli operai (36%) e gli impiegati (34%), anche se il valore massimo lo possiamo osservare tra le casalinghe (43%). La necessità di agire sul fronte del deterioramento ambientale, invece, viene auspicata da un fronte piuttosto variegato che coinvolge funzionari (21%), imprenditori (41%), studenti (34%), disoccupati (28%) e liberi professionisti (20%). Il miglioramento della qualità dei servizi sociali e sanitari, invece, trova maggiori consensi tra lavoratori autonomi (18%) e casalinghe (27%). Il tema della disoccupazione appare piuttosto trasversale dal punto di vista professionale, mentre la richiesta di intervenire per ridurre la tassazione proviene soprattutto dai liberi professionisti (23%). La richiesta di agire sulla criminalità comune, infine, tende a crescere tra casalinghe (15%) e pensionati (13%), mentre sono gli operai (11%) a mostrare una sensibilità superiore alla media per il tema della gestione dell'immigrazione.

L'allarme di artigiani e Pmi: manca la manodopera. «Pochi immigrati e giovani che non si adattano»

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino