Tre tecnici di elisoccorso rifiutano il siero: sospesi dal servizio, restano a terra

Tre tecnici di elisoccorso sospesi perché non vaccinato
BELLUNO - Quasi un quarto dei tecnici di elisoccorso bellunesi non è vaccinato. Per l’esattezza, sono tre. Tutti a casa, senza retribuzione, impossibilitati a coprire...

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BELLUNO - Quasi un quarto dei tecnici di elisoccorso bellunesi non è vaccinato. Per l’esattezza, sono tre. Tutti a casa, senza retribuzione, impossibilitati a coprire i turni sull’elicottero, perché hanno rifiutato il vaccino anti-covid. Per loro, che operano in ambiente sanitario, sull’elimabulanza era un obbligo. Non è obbligatorio invece per i volontari Cnsas che operano a terra: ma in questo caso l’immunizzazione prosegue rapidamente.



“NO VAX”
All’inizio in tecnici di elisoccorso non vaccinati erano 4 sui 16 che ci sono in provincia. Poi uno si è convinto, ha preso appuntamento e ha ricevuto le dosi potendo così tornare operativo. Dei tre rimanenti, uno è convinto della sua idea mentre gli altri due hanno superato il covid da troppo poco tempo e devono quindi attendere. Non è da escludere che, finito il periodo, decidano di vaccinarsi, ma per la legge, al momento devono stare a terra. 

SERVIZIO ASSICURATO
Per ora il servizio riesce ad essere garantito grazie ai soccorritori che, invece, risultano già immuni. Anche perché in quest’estate in cui si attendevano altri elicotteri (il progetto di Dolomiti Emergency e il volo notturno), al momento in provincia è operativo solo “Falco”, l’elisoccorso di Pieve di Cadore. Quindi gli equipaggi sono più che sufficienti. «Noi riusciamo a garantire la turnazione con quelli vaccinati – ha chiarito il presidente regionale del Soccorso alpino e speleologico del Veneto Rodolfo Selenati –. L’altro giorno, solo nel Bellunese, ci sono stati 18 interventi e, anche se a fatica, siamo riusciti a farli tutti. Le sospensioni non sono andate a precludere il servizio». Belluno è una delle realtà più faticose dal punto di vista dei soccorsi. Avendo le montagne più belle del mondo è anche quella più esposta agli incidenti (la maggior parte dei quali legata a persone che sopravvalutano le proprie capacità o che non studiano il percorso). 



LE SOSPENSIONI
Le sospensioni all’interno del Soccorso alpino sono iniziate in Veneto ma partiranno ovunque perché da aprile c’è un decreto specifico, il 44, poi diventato legge. La prossima settimana è in programma una riunione a livello regionale, convocata da Selenati, per parlare proprio di questo tema: «All’inizio siamo stati soft. Abbiamo cercato di non appesantire troppo, invitando e sollecitando le persone a vaccinarsi. Con la sospensione, di fatto, non vieni più inserito nella turnazione. Se poi uno si vaccina e lo certifica tramite il medico competente viene riammesso». E continua: «Io non posso obbligare ma sul punto sono irremovibile: siete dei professionisti e dovete vaccinarvi». Analizzando le province venete, Verona risulta quella più virtuosa perché si sono vaccinati tutti. Poi compiono casi isolati di no-vax, come quelli nel Bellunese. «È importantissimo farlo – spiega Selenati – C’è qualche piccola resistenza anche tra di noi, però ho più volte fatto circolari sollecitando tutti a vaccinarsi. Non ci sono altri modi per riprendere la vita sociale e anche per noi, che abbiamo un’attività a contatto con le persone, è giusto essere vaccinati. Ma la percentuale è buona. L’80% risulta in regola». Rimane un 20% che non ha accettato l’invito delle ulss locali e che è ancora titubante. 

LA SICUREZZA


I volontari e i tecnici del Soccorso Alpino hanno cominciato a utilizzare i dispositivi di protezione individuale fin dall’inizio dell’epidemia. «Adottiamo tutte le precauzioni – sottolinea il Cnsas Veneto – per tutelare noi stessi e gli altri. Devo ammettere che non è emerso nessun caso di positività durante le attività di soccorso. Sono orgoglioso. Dietro i nostri uomini c’è una equipe che li ha formati. Fare prevenzione serve». La speranza di Selenati è che le nuove disposizioni sul green pass (reso obbligatorio dal governo per entrare in ristoranti, pizzerie e bar) convinca anche quei pochi indecisi a fare il passo successivo: «L’invito della presidenza, ribadito in più occasioni, è quello di vaccinarsi. È questo il messaggio che deve passare». Al momento la media è di otto soccorritori veneti su dieci già vaccinati. Ma l’obbligo però non vale per tutti. Ad esempio, per i volontari non è richiesto. Al contrario, coloro che operano in emergenza sanitaria, i tecnici di centrale e di elisoccorso, e anche le unità cinofile che escono con il 118 devono essere vaccinati perché, fa presente Selenati, «si entra in un altro ambito, quello delle figure retribuite». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino