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MARGHERA - E venne il giorno di “Figa e sfiga”. Esce oggi, 24 settembre, nei negozi il nuovo album di Sir Oliver Skardy, il leader degli ex Pitura Freska, costruito in prima persona sia scrivendo musica e testi, che seguendo tutte le fasi della lavorazione: dagli arrangiamenti, alle registrazioni, ai missaggi. Dodici brani che il “Grande bidello” (Skardy-Gaetano Scardicchio è tuttora al lavoro in un istituto d’arte veneziano) ci presenta in prima persona.
LE CANZONI
Si parte con la canzone che dà il titolo all’album, prodotto da Alma Music e distribuito da Azzurra Music, cioè “Figa e sfiga”. «Tutto il mondo sa cos’è la sfiga, ma in pochi sanno cos’è la figa, intesa come fortuna. Perché ce ne vorrebbe tanta, ma scarseggia - spiega Skardy -. Ovviamente se avessi detto “fortuna e sfortuna” sarei risultato piuttosto banale. Cosa può risolvere tutti i problemi del mondo? La figa, ovvero la fortuna, anche se a dire il vero gli orientali affermano che una intensa attività sessuale aiuta a sconfiggere anche i virus». C’è poi “Venessia comune giamaican”: «Essere un comune vuol dire avere qualcosa in comune, per cui per me se Venezia vuole distaccarsi dalla terraferma può farlo anche subito.
STORIE D’AMORE E DI MARGHERA
Quindi arriva “Ocio al sciafon”: «Un ragamuffin che parla di una cotta per una ragazza, e non si tratta mai di un innamoramento a prima vista, ma di qualcuno che vedi tutti i giorni e poi scatta la scintilla. Poi, come tutte le mie canzoni d’amore, non c’è un lieto fine... Un tema che poi riprendo anche in “Skardymoovie”. “C’era una volta in Marghera” mi è stato ovviamente ispirato dalla colonna sonora di Morricone per in “C’era una volta in America” di Sergio Leone. Mi piaceva l’idea di raccontare la storia di Marghera e del territorio come l’ho vissuta io sin da bambino». E siamo a “Comizio”: «Per tutti quelli che non ne possono più delle canzoni di amore, una bella canzone contro i politici». Tributo a Santana con “No dipendo da nisuni”: «Non sono io a parlare, ma la musica stessa, perché la musica non ha mai avuto una rappresentanza politica». Chiusura con “Tutankamen” e “Menarosto”: «La prima è un elogio alla giovinezza, e al contempo un’invettiva a tutti quelli che hanno rovinato la vita a questa povera gioventù. È un po’ una mia versione di “Mi piaccion le sbarbine” degli Skiantos. “Menarosto” è invece la sigla della serie web che abbiamo realizzato su YouTube, che prende anche di mira tutta la miriade di programmi televisivi dedicati alla cucina e agli chef». E ce n’era bisogno.
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Il Gazzettino