Vuol creare lavoro, «Scusi, attenda»: 18 mesi per abbattere un traliccio

Vuol creare lavoro, «Scusi, attenda»: 18 mesi per abbattere un traliccio
STRA - «Credo che alla fine avremo più bagni noi di un autogrill». È più rassegnato che arrabbiato Siro Badon, il presidente dei Calzaturieri...

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STRA - «Credo che alla fine avremo più bagni noi di un autogrill». È più rassegnato che arrabbiato Siro Badon, il presidente dei Calzaturieri del Brenta, che da più di due anni scansa un ostacolo dopo l'altro nel tentativo di realizzare l'ampliamento della sua azienda. «La burocrazia è come una brutta malattia: ne senti parlare, vedi che capita ad altri, ma non ti spaventa: pensi anzi che a te non potrebbe succedere. Poi ti viene addosso, e capisci». Per spiegare il problema Badon attinge allora al suo caso personale: da quasi 30 anni guida assieme al fratello Roberto un'azienda familiare, la De Robert, che ha più di 50 dipendenti, produce 110mila paia di scarpe e ha fatturato di 11,5 milioni di euro. Fin qui tutto bene, anche perché il distretto della calzatura gode di ottima salute e ha persino aumentato nell'ultimo anno il numero di addetti. Il problema nasce quando i Badon, pensando ai figli trentenni che in futuro prenderanno le redini dell'azienda, decidono di realizzare una nuova sede da 3000 mq  a Saonara, Padova, di fronte alla fabbrica attuale. «Già la fase progettuale è complessa - racconta - e costosa, circa 200mila euro. Poi però bisogna chiedere le autorizzazioni agli enti e lì, tra Comune Provincia e Regione, comincia il bello».


La regola che non piace per nulla al presidente Acrib si chiama tacito assenso, e in teoria dovrebbe servire a sveltire le pratiche. «Dopo 90 giorni - spiega Badon - se non succede nulla ogni pratica si intende approvata». Il problema però, a sentire il presidente, è che i 90 giorni non sono la misura massima ma quella minima. E così per ogni passaggio burocratico bisogna aspettare tre mesi. «Così è stato anche per la Vas (valutazione ambientale strategica, ndr) richiesta dalla Regione. Che poi, si è capito solo alla fine, non serviva neppure. Ma l'atto è arrivato troppo tardi per il Comune, perché eravamo a meno di 40 giorni dal rinnovo del sindaco e dunque non si poteva deliberare. Altro tempo perso»...




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Il Gazzettino