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CONEGLIANO (TREVISO) - Insulti, pugni, sberle e graffi. «Ti faccio andare tutto a rotoli, te lo giuro che ti rovino»: queste le frasi che venivano dette in un crescendo durato tre anni e che ha avuto il suo culmine quando la figlia della coppia convivente aveva poco più di due anni. Sembra un copione già scritto di maltrattamenti e vessazioni se non fosse che questa volta l'uomo non c'entra. Anzi: per una volta lui è la vittima, insieme alla piccola, dei comportamenti di lei, finita a processo davanti al giudice Umberto Donà per il reato di maltrattamenti in famiglia. Questa è la storia che fa da sfondo a un procedimento penale che, ormai giunto al capolinea, ieri ha visto l'udienza probabilmente decisiva per arrivare a sentenza, rinviata perché i due testimoni non si sono presentati. Si torna in aula la primavera prossima, un tempo enorme soprattutto per la bambina, che non capisce perché la madre si comporti così male con lei e vorrebbe solo riabbracciarla.
LA VICENDA
L'imputata è una giovane e bella donna di origine straniere. Ha 28 anni, lineamenti leggermente asiatici, un comportamento apparentemente normale, una come tante. Ma dentro si gioca la partita oscura di quello che, dicono gli psicologi, è il comportamento tipico di chi è affetto da sindrome bipolare.
IL MOMENTO PIÙ BUIO
Il 25 ottobre del 2018 l'episodio che segna la svolta e che fa sì che lui abbia raggiunto la soglia di sopportazione. Mentre sono un macchina scoppia un litigio e lei gli mette le mani addosso. Lo strattona, costringendolo a fermare l'auto, poi con la bambina che assiste impotente dal sedile posteriore gli da dei pugni, lo graffia. «Io la bambina te la porto via - dice al compagno - piuttosto che lasciarla con te io l'ammazzo».
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