La crociata dei sindaci della Marca: «Siamo pagati troppo poco, indennità da rivedere»

I sindaci vogliono indennità maggiori
TREVISO - Parte dalla Marca la crociata dei sindaci a difesa del loro ruolo. Sul tavolo mettono argomenti pesanti, come la possibilità del terzo mandato o il problema di...

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TREVISO - Parte dalla Marca la crociata dei sindaci a difesa del loro ruolo. Sul tavolo mettono argomenti pesanti, come la possibilità del terzo mandato o il problema di un'indennità che in molti casi, soprattutto nei comuni più piccoli, si riduce a una mancia o poco più a fronte di un impegno totale 24 ore su 24 e responsabilità enormi. E per questo osservano con interesse il dibattito che si sta sviluppando in Senato su come adeguare la figura del primo cittadino alle sfide di questi tempi. A Roma la discussione si sta concentrando soprattutto sulla possibilità di eliminare il vincolo dei due mandati per i comuni fino a 15mila abitanti, ma non solo. Nelle amministrazioni trevigiane tanti primi cittadini alzano quindi le antenne e la voce sperando che, finalmente, qualcosa cambi.

LA CONTRADDIZIONE
Alberto Cappelletto (San Biagio) è il primo a sollevare questione: «Gli stessi elettori faticano a comprendere perché un sindaco, che ha ben governato per dieci anni, e che, magari, ha in cantiere l'ultimazione di opere e progetti già avviati debba abdicare per legge - osserva - quando lo stesso vincolo non vale in molti altri livelli di governo o in molte altre cariche di enti pubblici. È un contrasto che stride e che fa propendere molte persone di buon senso verso l'eliminazione di questo limite che oggi toglie dalla scena amministratori ancora in grado di impegnarsi, forti anche dell'esperienza acquisita». Cappelletto sottolinea anche come questa esperienza possa tornare utile anche in vista della pioggia di miliardi in arrivo dall'Europa: «Sappiamo tutti che il problema più grande sarà la realizzazione di opere e progetti rispettando i tempi che l'Europa ci impone, pena la perdita del contributo. Avere degli amministratori perfetti conoscitori della macchina municipale può essere un vantaggio non da poco. Può fare la differenza». Marco Della Pietra (Spresiano) concorda e rilancia: «L'unico giudice di un sindaco deve essere il cittadino. Per me uno, se lo vuole, dovrebbe potersi candidare anche dieci volte se ha il consenso, l'appoggio della cittadinanza. Ma la vera questione sono le indennità, in certi casi ridicole per l'impegno. Io prendo 2mila euro al mese e non mi lamento, ma i contributi non sono pagati. Un sindaco deve versarseli da solo. Nei comuni più piccoli si prende ancora meno, ma le responsabilità restano enormi. Una stortura a cui porre rimedio».

«PUO' BASTARE»
Il tema del terzo mandato però non trova tutti sulla stessa linea: «Secondo me - osserva Stefano Marcon (Castelfranco) - dieci anni bastano per concretizzare le proprie linee d'indirizzo, dopo è bene che ci sia un cambio. Detto questo, è anche giusto che chi ha voglia di continuare possa farlo. Sull'indennità invece serve una svolta: i sindaci di comuni sopra i 15mila abitanti uno stipendietto lo portano a casa sotto, invece, prendono anche 600 euro al mese. Cifra ridicola considerati impegni e responsabilità». Paolo Galeano (Preganziol), ammette: «Se uno vuole e ha consenso è giusto che possa candidarsi, io però un terzo mandato non lo farei. Dieci anni bastano per portare a termine i propri programmi. E sulle indennità ci andrei cauto: siamo in un periodo in cui la politica deve recuperare credibilità. Va bene discutere i compensi più bassi, ma gli altri non li toccherei». Il tema, insomma, scalda. La questione indennità è stata affrontata più volte a tutti i livelli ma mai risolta. E viene indicata come una delle cause dell'enorme difficoltà a trovare cittadini che vogliano candidarsi. E se nelle grandi città questo problema c'è ma viene gestito, nei piccoli comuni le difficoltà si moltiplicano enormemente. Per questo il vincolo dei due mandati, a volte, viene visto come un capestro: spesso e volentieri quello che più di tutti vorrebbe candidarsi ancora è l'unico che, per legge, non può farlo.

«LIBERTÀ DI SCELTA»


Cristina Andretta (Vedelago) aggiunge: «La libertà prima di tutto. Quindi se uno vuole candidarsi per un terzo mandato dovrebbe essere libero di farlo. Detto questo è anche vero che dieci anni sono tanti e, forse, dopo questo periodo è giusto provare a cambiare. Sul tema indennità, la questione è molto chiara: quelle per i sindaci dei piccoli comuni è troppo bassa e non consente di svolgere questo incarico a tempo pieno. Io ho un lavoro e mi ritengo fortunata perché mi consente di stare all'esterno e di toccare con mano tutti quei problemi che, probabilmente, chi sta sempre in municipio non riesce a percepire. Ma è anche vero che l'unico grande rimpianto che ho, è di non aver potuto dedicare tutto il tempo che avrei voluto a questo incarico. L'indennità, insomma, aiuta a rendere la politica a portata di tutti, altrimenti si rischia che diventi di nicchia e per pochi, ovvero per chi può permetterselo».


 

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Il Gazzettino