Elettroniche, l'oncologo Tirelli: «Aromi e forma possono invogliare e il rischio è di non riuscire a smettere più»

L'oncologo Tirelli: «Aromi e forma delle nuove elettroniche possono invogliare e il rischio è di non riuscire a smettere più»
PORDENONE - Anche lui, che per natura è tutt'altro che un proibizionista, inizia con una verità medica sacrosanta: «Prima di tutto non bisognerebbe mai...

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PORDENONE - Anche lui, che per natura è tutt'altro che un proibizionista, inizia con una verità medica sacrosanta: «Prima di tutto non bisognerebbe mai iniziare a fumare». La sua opinione poi si articola, come accade spesso quando si parla con il professor Umberto Tirelli, oncologo pordenonese e direttore scientifico e sanitario della Tirelli medical group.


E sulla nuova tendenza rivolta all'uso delle sigarette elettroniche usa e getta, il commento diventa secco, deciso: «Non va bene, così aiutiamo i giovani ad iniziare a fumare».


PREOCCUPAZIONE
«Stiamo sentendo sempre di più parlare delle nuove sigarette elettroniche usa e getta - spiega -. C'è una diffusione importante tra i giovani ed è un fatto preoccupante, perché questi prodotti possono stimolare una persona a continuare a fumare, mentre le sigarette elettroniche dovrebbero servire a generare l'effetto opposto. Il risultato è negativo, perché poi i giovani finiscono per assimilare quantità ingenti di nicotina. Vengono attratti dal colore del prodotto, dalla sua forma e dal gusto. Stiamo attenti ai giovani».


LE DIFFERENZE
Il fumo di sigaretta elettronica, per il professor Tirelli non è però tutto da condannare in forma aprioristica. Un conto sono le nuove sigarette usa e getta, che possono "ingannare" i giovani portandoli sulla strada del vizio; un altro invece sono le sigarette elettroniche per così dire "classiche", che invece «possono essere ottimi veicoli per smettere di fumare le "bionde" tradizionali».
«Pensiamo - spiega sempre l'oncologo pordenonese - che in Gran Bretagna ormai i medici prescrivono ai pazienti le sigarette elettroniche per aiutarli ad abbandonare il fumo normale. È noto a livello mondiale che la sola combustione che sta alla base del funzionamento delle sigarette tradizionali sia in grado di sprigionare circa 70 sostanze dichiaratamente cancerogene. Il meccanismo di riscaldamento che fa funzionare le sigarette elettroniche, invece, è totalmente diverso.
Non avvenendo la combustione, infatti, si riduce in modo assolutamente drastico lo sviluppo delle sostanze chimiche dannose per l'organismo dell'uomo. C'è quindi una contrazione importante del rischio. È pieno di studi scientifici che dicono questo: dal Giappone alla Norvegia, passando dalla Svezia. La letteratura ormai è concorde».


LA POSIZIONE
In queste settimane, a livello nazionale, è in corso un ampio dibattito che verte sulla possibilità di estendere il divieto di fumo anche ad alcuni spazi all'aperto. Umberto Tirelli, però, in questo caso torna l'antiproibizionista che è sempre stato. «Sì - spiega - perché il proibizionismo non ha mai portato a nulla. In Italia abbiamo più di dieci milioni di fumatori. E continuiamo ad averli nonostante i messaggi sui pacchetti delle sigarette e nonostante tutti i divieti che ci sono. La battaglia contro il fumo basata sul proibizionismo è assolutamente fallimentare. Anzi, ha già fallito e lo si vede sul campo, concretamente. Nemmeno i farmaci per smettere di fumare hanno mai risolto qualcosa. La dipendenza da nicotina è forte, difficile da sconfiggere. Per quello non dobbiamo criminalizzare l'uso delle sigarette elettroniche come strumenti per provare a smettere con quelle tradizionali».


Il governo, invece, punta proprio ad equiparare i due prodotti, vietando anche il fumo elettronico in alcuni spazi all'aperto. «Il ministro Schillaci - è schietto Umberto Tirelli - in questo caso sta sbagliando. La gente continuerà certamente a fumare nonostante altri divieti. Ed è assolutamente sbagliato equiparare le sigarette elettroniche a quelle tradizionali. Diamo un messaggio fuorviante». Tutto ovviamente lasciando fuori minorenni e prodotti usa e getta di cui si è già parlato in precedenza. In quel caso il discorso cambia eccome.

 

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Il Gazzettino