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PADOVA - Il sindaco di Saonara, Walter Stefan, è preoccupato. La vicenda dei due testamenti a distanza di un anno da parte di Renata Cappellato che ha ereditato dal marito Alberto Sgaravatti tutti i beni di famiglia e poi li ha destinati a persone diverse, lo ha lasciato interdetto. Anche perché dal primo, dove si nominavano eredi due operai dell'azienda al secondo dove il patrimonio passava ad una donna, moglie di un avvocato il cui padre era stato amico di Alberto, di distanza ne passa. Anche perchè in gioco ci sono possedimenti in terreni e ville e palazzi per decine di milioni di euro.
IL PROBLEMA
«Il problema è che qui a Saonara abbiamo la dimora degli Sgaravatti, villa Morosini affrescata da allievi della scuola del Tiepolo e bene tutelato dalla Sovraintendenza alle belle arti, che è abbandonato da decenni. Anzi mi rivolgo anche ai tecnici del ministero perché promuovano un sopralluogo per verificarne lo stato - dice Stefan - Tre anni fa è crollata parte delle adiacenze sulla strada provinciale. Per fortuna non passava nessuno ma un'auto è stata danneggiata, mentre la chiesetta è da tempo pericolante. Poi abbiamo più volte sanzionato la proprietà per la pericolosità delle piante del parco, prospicienti le strade pubbliche ed obbligato alla messa in sicurezza degli edifici pericolanti. Ma è stato fatto poco». Gli eredi avranno quindi notevoli incombenze da adempiere... «Interessa anche al Comune di Saonara avere rapidamente certezza circa i reali eredi, per sapere che cosa intendono fare della villa. Tempo fa avevo scritto ad Alberto Sgaravatti pregandolo di pensare al bene della comunità e indicandogli anche due strade. O la vendita a una Fondazione oppure la donazione al Fai che avrebbe potuto avere i fondi per sistemarla. Ci sono anche delle incombenze di altra natura. Ci risultano delle pendenze derivanti dai tributi locali non pagati».
Quanto è importante la storia degli Sgaravatti per Saonara?
«Nel 1820 gli Sgaravatti hanno inventato il vivaismo.
LA VICENDA
Il capostipite Benedetto nel 1790 faceva il contadino a S. Maria di Sala. E lì diventò giardiniere. La prima azienda nacque nel 1820 con il figlio Angelo e i fratelli Antonio e Benedetto. Da allora gli Sgaravatti hanno vestito i giardini di principi e ricchi, da Casa Savoia a villa Certosa di Berlusconi: gestendo i 120 ettari di quest'ultima. Ma ancora prima riuscirono a trasformare una parte del deserto di Abu Dhabi in una splendida oasi verde. La consacrazione definitiva avvenne con la preparazione dei giardini delle case dei vip in Costa Smeralda. Leone Sgaravatti a metà del 1900 condivideva l'azienda con il fratello Angelo. Per seguire l'evolversi della dinastia bisogna partire proprio da loro. Perchè Alberto, morto nel 2019 senza lasciare figli e testamento è figlio di Angelo. Mentre Benedetto figlio di Leone, è stato il padre di Gianfranco. Verso la fine degli anni 60 la famiglia decise di dividere l'attività in due tronconi. Angelo fondò la Grandi vivai Benedetto Sgaravatti che cessa in pratica nel 1990 alla sua morte, nel senso che poi l'azienda venne presa in carico dalla cooperativa Covisa di Saonara. Ma una costola di questa azienda si trasferì negli anni 80 in Sardegna dove opera ancora oggi sotto il nome di Sgaravatti Group e di cui è titolare Rosi, la moglie di Leone. L'altro ramo invece, quello di Angelo e Alberto, è confluito nella A&A Sgaravatti che in pratica si è estinta in queste settimane in quanto ditta individuale legata a Renata Cappellato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino