ROVIGO - Il caso Sesa, al centro della dirompente inchiesta giornalistica di Fanpage, continua a tener banco anche in Polesine, dove vi sono centinaia di ettari riconducibili alla...
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CONTROLLI ASSENTI«Quello che preoccupa è la mancanza di controlli», rimarca Azzalin, ora anche consigliere comunale a Rovigo. Proprio a Rovigo, fra Boara, Sarzano, Buso e Concadirame si trovano, con Villadose, gli appezzamenti nei quali potrebbe essere stato utilizzato il compost di Sesa. «E' urgente e necessario attivare tutte le misure possibili per capire cosa sia finito nelle nostre campagne, perché dobbiamo assolutamente tutelare la filiera agroalimentare, sia per la salute dei cittadini, sia per un comparto fondamentale per la nostra provincia. L'ordinanza del sindaco di Solesino che ha di fatto bandito il compost è l'esempio di come la situazione rischi di sfuggire di mano - continua Azzalin - Il primo passo da fare con urgenza sono immediati accertamenti sul compost di Sesa, a cominciare dai terreni sui quali è stato utilizzato».
AGRICOLTORI CAUTISulla vicenda si pronuncia anche la Coldiretti polesana, con una prima raccomandazione di buon senso, sostanzialmente separare il grano dal loglio: «Fatte le debite premesse sul fatto che, in ogni caso, andranno accertate eventuali responsabilità spiega il presidente provinciale Carlo Salvan -, Coldiretti ribadisce sempre e comunque il principio di legalità che deve valere in ogni passaggio della filiera, compresi gli aspetti che regolano il compostaggio, perché chi agisce altrimenti è indifendibile. Sia perché mette a rischio la salute, sia perché crea un danno enorme a tutto il settore. Ma anche perché mette in crisi il sistema della cosiddetta !economia circolare, che permette di ricavare dagli scarti sostanze e materiali di cui l'agricoltura ha bisogno: servono controlli scrupolosi in modo che anche da vicende come questa il sistema ne esca rafforzato e con i giusti anticorpi».
Per Salvan, fra l'altro, sembra esserci la preoccupazione che eventuali utilizzatori del compost di Sesa lo abbiano fatto in buona fede, vista anche la tipologia della società. «Un conto sono i furbetti che speculano sulla nostra terra, per i quali non ci sono attenuanti, un conto sono gli agricoltori che hanno agito in buona fede e rischiano di essere vittime due volte, venendo coinvolti in indagini e sequestri e dovendo poi anche fare i conti con l'eventuale compromissione dei loro terreni, con il gravoso onere delle bonifiche».
Francesco Campi Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino