Scuola, in Veneto mancano all'appello 7.800 insegnanti

Scuola, in Veneto mancano all'appello 7.800 insegnanti
A tre settimane dalla prima campanella, in Veneto a risuonare è l'allarme per le cattedre vacanti. Secondo l'ultima rilevazione dell'Ufficio scolastico...

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A tre settimane dalla prima campanella, in Veneto a risuonare è l'allarme per le cattedre vacanti. Secondo l'ultima rilevazione dell'Ufficio scolastico regionale, diffusa ieri da Palazo Balbi, in vista dell'11 settembre mancano 7.821 insegnanti, di cui 2.284 di sostegno, con particolari sofferenze nelle province di Venezia (1.595), Vicenza (1.508) e Treviso (1.294). «Inizio d'anno all'insegna del precariato: a quando la programmazione a misura di territorio?», chiede l'assessore Elena Donazzan (Fdi), rendendo anche noto che ad essere scoperto è pure il vertice dirigenziale veneto, visto che dopo un anno e mezzo la dg Augusta Celada è stata chiamata a Roma.

 
LE CRITICITÀIncrociando gradi e territori, emergono le maggiori criticità. Ecco allora che, per quanto riguarda la scuola dell'infanzia, complessivamente mancano 176 maestri comuni e 66 per i bimbi con disabilità, dei quali 59 nel Vicentino. Nella primaria le carenze ammontano in totale 1.685, concentrate soprattutto nel Veneziano (398) e nel Veronese (411). Nella secondaria di primo grado servono 3.009 professori, per oltre due terzi (2.170) concentrati nel quadrilatero Treviso-Venezia-Verona-Vicenza. Le restanti 2.885 supplenze serviranno a colmare i buchi nella secondaria di secondo grado, dove spicca l'assenza di 566 docenti comuni nel Trevigiano. In generale il record di necessità per il sostegno va invece al Vicentino: 547.
IL PROBLEMAA fronte di questi numeri, l'assessore Donazzan non nasconde la preoccupazione. «Alla strutturale mancanza di programmazione nella scuola, a cui nessun governo ha saputo porre rimedio afferma si aggiunge quest'anno il problema degli insegnanti precari storici, o entrati di recente in ruolo, che sono stati cancellati dalle graduatorie, come il caso dei diplomati magistrali, e che tornano più precari di prima, inseriti nelle sole graduatorie di istituto che non possono dare la prospettiva dell'entrata in ruolo». All'assenza di nuovi concorsi all'orizzonte, si somma poi il blocco delle abilitazioni per il sostegno. «Se maggiori poteri fossero riconosciuti alle Regioni si rammarica la titolare dell'Istruzione credo che molti disservizi o storture non ci sarebbero, in virtù del principio di prossimità della decisione e del controllo. Da sempre sono convinta che una programmazione territoriale sul fabbisogno dei docenti sia la soluzione al problema del precariato, della continuità didattica a beneficio soprattutto degli studenti, e della scuola nel suo insieme. Con un vantaggio anche per i conti dello Stato e il benessere della collettività perché ricordiamoci che la dispersione scolastica ha un costo sociale molto elevato». 

LE VERIFICHENel frattempo Donazzan intende vigilare su un altro fenomeno che si aggiunge agli altri ostacoli: l'abuso del ricorso alla legge del 1992 che favorisce l'avvicinamento a casa per assistere i familiari con disabilità, emerso da alcune inchieste in corso al Sud: «Vigilerò sugli esiti delle indagini e delle verifiche che le Procure di Lecce e Cosenza e i Provveditorati di Salerno e di Trapani stanno compiendo in merito alle richieste anomale dei benefici della 104, una vicenda che sta assumendo i tratti preoccupanti di una grande frode di Stato ai danni della scuola e degli insegnanti perbene».
A.Pe. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino