Spari alla prof, il comitato studentesco si ribella alle tv: «Avete fatto spettacolo demolendo la nostra scuola»

I ragazzi del comitato studentesco dell'Itis Viola
ROVIGO - «Siamo delusi dal modo in cui gli adulti e soprattutto le televisioni hanno trattato questo fatto, siamo invece orgogliosi del lavoro che la nostra scuola svolge...

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ROVIGO - «Siamo delusi dal modo in cui gli adulti e soprattutto le televisioni hanno trattato questo fatto, siamo invece orgogliosi del lavoro che la nostra scuola svolge quotidianamente per costruire un ambiente educativo, positivo e sicuro, in cui le punizioni non hanno valore di umiliazione, ma di rieducazione, in cui il benessere degli studenti è messo sempre al primo posto». A rompere il silenzio sono i ragazzi dell’Istituto Viola – Marchesini. E, più precisamente, il Comitato studentesco di istituto.

L’INTERVENTO

In questo caso l’istituto è quello da mesi al centro delle cronache per l’episodio della professoressa colpita con dei pallini sparati con una pistola ad aria compressa durante la lezione, con il tutto ripreso da un telefono. «In quanto studenti del Iis Viola-Marchesini ci sentiamo in dovere di intervenire su una questione che ci riguarda da vicino e che dal diritto-dovere di cronaca è diventata oggetto di una spettacolarizzazione fine a se stessa, che non ha a cuore i ragazzi o il benessere della scuola, ma solo l’audience. Non si diventa consapevoli di un errore perché si riceve una punizione. Eppure, nessuno alla televisione lo dice, nemmeno i più esperti. Tutti a puntare il dito verso la nostra scuola, senza intenzione alcuna di capire, di andare oltre il giustizialismo che ingrossa le polemiche, agita gli animi, aumenta l’audience, ma non educa mai».


Il dito inquisitore che da un salotto televisivo all’altro è stato puntato contro questi ragazzi, bollandoli quasi come mostri, come reietti da punire, è evidente che non vada certo nella direzione della formazione, dell’educazione e, tanto meno, del recupero. Il gesto è stato indubbiamente gravissimo, ma il clamore sollevato finisce per essere dannoso per la vittima, per i protagonisti in negativo, ma anche per tutti gli studenti e per la scuola, dipinta, di generalizzazione in generalizzazione, come luogo ormai in balia di teppisti senza un briciolo di senso civico. «È veramente così la nostra scuola?» è la domanda retorica che pongono ragazzi del comitato.

 


LA PUNIZIONE

«Facciamo chiarezza – scrivono -. Molti giornali hanno scritto che gli studenti coinvolti nel fattaccio non sono stati puniti. Non è così: subito dopo l’accaduto, la preside ha convocato il consiglio di classe che con attenta riflessione ha deciso il provvedimento disciplinare nei confronti dei ragazzi responsabili, ma non solo. Come si fa in questa scuola da sempre, la punizione non è mai fine a se stessa, rientra invece in un più ampio intervento rieducativo e di consapevolezza. Così, oltre alla sospensione, si è scelto per tutta la classe un percorso con la psicologa e con il comitato studentesco, di cui chi scrive fa parte, un gruppo di rappresentanza studentesca delle classi del triennio. Il nostro compito, definito di concerto con i docenti e la psicologa, era ed è di aiutare i ragazzi della prima a riflettere su quanto accaduto e sulla gravità di ciò di cui si sono resi responsabili. Insieme, si è ragionato su responsabilità, coscienza personale, omertà».

 



LE RIFLESSIONI



«Da parte dei nostri compagni di prima sono emerse molte riflessioni, alcune molto profonde sul grave atto che è stato compiuto. La consapevolezza è un cammino lento, a tratti faticoso, lo sappiamo tutti.  “Dovevano chiederle scusa, io ci sarei rimasto male se fosse stata mia madre, non è giusto”, “Provo rabbia e disprezzo. Sono dispiaciuto nel vedere in tv tutto ciò”, “Se fossi in lui cercherei un modo per rimediare”. Sono solo alcuni dei pensieri dei ragazzi. Solo pensieri, è vero, ma un pensiero può diventare un atteggiamento, se solo gli si concede il tempo di sedimentarsi nella coscienza. Ma i media questo tempo non lo concedono e attaccano e ingigantiscono e sparano sentenze contro una scuola, la nostra scuola, che al contrario, è riconosciuta come eccellenza tra le scuole del Veneto».
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Il Gazzettino