Studiare da medici fin dalle superiori, con camici bianchi come insegnanti e con i laboratori del Ca’ Foncello come aule. Adesso è possibile. Il liceo scientifico del...
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«L’indirizzo di studio verrà ampliato – spiega la preside Antonia Piva – siamo stati noi a farci avanti, assieme all’Ordine dei medici. E l’esito del bando è stato più che positivo». «D’ora in poi verrà rafforzato l’insegnamento di tutte quelle materie rientranti nell’ambito biomedico – specifica – in buona sostanza si prepareranno gli studenti ad affrontare la facoltà di Medicina all’università, così come biologia, farmacia e tutti gli altri corsi di laurea di ambito sanitario».
Le lezioni in questione verranno organizzate in modo particolare. Non solo all’interno delle classi. I ragazzi entreranno anche nei laboratori del Ca’ Foncello. «Ci sarà un approccio di alternanza scuola-lavoro alla professione medica e a tutte quelle ad essa collegate», sottolinea la preside. «Il potenziamento entrerà a tutti gli effetti tra le discipline valutate e certificate nel titolo di studio – aggiunge – e questo, è evidente, avrà un’importante ricaduta per la prosecuzione degli studi all’università». Il nuovo progetto biomedico sarà seguito dai docenti Antonella Benedet e Renzo Storer. La settimana prossima Piva volerà a Roma per partecipare a una riunione con tutti i dirigenti delle 35 scuole italiane che si sono viste autorizzare l’ampliamento degli indirizzi di studio sotto il profilo biomedico.
«Alla fine i ragazzi otterranno il diploma di liceo scientifico con curvatura biomedica. Sarà questo il titolo esatto – conclude Piva – questo permetterà di fare un ulteriore salto di qualità a livello didattico. E di fatto si andrà anche a superare l’alternanza scuola lavoro offrendo agli studenti una serie di strumenti in pianta stabile che fino ad ora non potevano avere a disposizione». Si tratta di una buona notizia per tutto il mondo della sanità della Marca. L’Usl provinciale ha più volte denunciato la carenza di specialisti. Tanto che Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria, ha chiesto alla Camera di Commercio di individuare medici dell’est Europa, Romania, Ucraina e Polonia, così come del sud America, disposti a venire a lavorare negli ospedali trevigiani. Iniziando a formare i nuovi professionisti fin dalla superiori, il problema della carenza di camici bianchi potrebbe essere ridimensionato. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino