Scoperta necropoli nel cuore della città longobarda, venti le sepolture

Un pettine in osso trovato nelle tombe dell'antica necropoli a Cividale del Friuli
CIVIDALE DEL FRIULI (Udine) - Scoperta a portata alla luce a Cividale del Friuli la parte di una necropoli di età longobarda con una ventina di tombe di uomini e donne non...

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CIVIDALE DEL FRIULI (Udine) - Scoperta a portata alla luce a Cividale del Friuli la parte di una necropoli di età longobarda con una ventina di tombe di uomini e donne non appartenenti alla cultura germanica. Nelle sepolture sono stati trovati corredi funerari costituiti anche da coltellini in ferro e pettini in osso, tipici delle popolazioni autoctone che abitavano la cittadina tra VI e VII secolo.


Sotto del sepolcreto la sopresa dello xenodochio
Al di sotto del sepolcreto è emerso un grande edificio di cui sono stati scavati sette vani: si tratta di una struttura di notevoli dimensioni, compatibile con una connotazione pubblica dell’area, che pare fondata nel Trecento dopo Cristo. Il cantiere è quello di piazza San Giovanni Xenodochio, un importante scavo archeologico che ha aperto una nuova finestra sullo straordinario palinsesto dell’antica Cividale.

L’edificio, rimaneggiato per oltre due secoli con l’inserimento di numerosi focolari, pavimenti in cocciopesto e sistemazioni in battuto o in laterizi, fu abbandonato a partire dal VI secolo. L’area doveva rientrare negli stessi possedimenti fiscali della corte regia ove, nell’VIII secolo, il duca Rodoaldo fondò lo Xenodochio, una struttura di accoglienza sul lato orientale delle mura urbane, pare associato alla vicina chiesa di San Giovanni.
 


«Il successo più grande di questo intervento è stato quello di aver potuto realizzare uno scavo in estensione con la sinergia dei due enti coinvolti, il Ministero e il Comune - dice il soprintendente Corrado Azzollini -, nella prospettiva di acquisire informazioni utili per un ampio approfondimento nella conoscenza del patrimonio archeologico della cittadina sede del primo ducato longobardo d’Italia, da cui l’inserimento nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco all’interno del sito seriale». I lavori sono stati diretti dalla Soprintendenza archeologia Fvg, avviati con fondi del Comune e conclusi con uno stanziamento del Ministero dei beni culturali.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino