PORDENONE - Erano in molti. Arrivati da tutti gli ospedali e dai distretti sanitari della Destra Tagliamento. C'erano gli infermieri e gli operatori socio-sanitari che durante...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PIAZZA PIENA
eri mattina hanno davvero riempito - non senza difficoltà per cercare di mantenere le regole del distanziamento, i numeri che circolavano andavano anche oltre le 350 persone presenti - la piazza del Bronx a Pordenone, giusto davanti alla sede - e alle finestre della direzione generale - dell'Azienda sanitaria. E verso quelle finestre - oltre che verso Trieste, nei confronti dell'assessore regionale alla Sanità Riccardo Riccardi - è stata rivolta la protesta a tratti quasi urlata e disperata dei tanti lavoratori della sanità. Negli interventi di addetti e sindacalisti le tante volte ripetute, nelle ultime settimane, richieste legate alle difficoltà degli organici. Alla necessità dei rinnovi dei contratti a termine del personale e di nuove assunzioni. Ma nell'aria della manifestazione - non solo nelle parole dei sindacalisti - si è respirato un clima che pareva più che di preoccupazione. Quasi di denuncia: la necessità di una difesa della sanità del Friuli occidentale che si sta sempre più impoverendo. E sono stati molti anche gli slogan che sono risuonati nella piazza in cui - per la prima volta nella storia della sanità territoriale - le bandiere dei sindacati di Cgil, Cisl e Uil hanno sventolato accanto a quelle del Nursind e a quelle di alcuni dei sindacati dei medici. Più assunzioni. Proroghe dei contratti in scadenza. Rispetto di un piano ferie che consenta a tutti gli operatori di godere dei previsti periodi di riposo. In piazza anche coordinatrici infermieristiche che non fanno ferie dallo scorso mese di ottobre. Le difficili vicende e le enormi difficoltà nelle relazioni con la direzione sono state ripercorse negli interventi dei rappresentanti sindacali del comparto sanitario Bruno Romano (Uil), Daniela Antoniello (Cisl) e Pierluigi Benvenuto (Cgil), Gianluca Altavilla (Nursind). Ma anche Claudia Ambrosio del sindacato dei medici anestesisti: «Tra gli anestesisti nei nostri ospedali mancano 14 operatori, eppure abbiamo fatto fronte all'emergenza senza mai tirarci indietro. Ora chiediamo che si metta mano a una situazione intollerabile».
TERRITORIO DA DIFENDERE
Ma che la questione più sentita sia quella della sanità pubblica territoriale è emerso con chiarezza da più interventi. «Non è possibile - ha sottolineato Altavilla (Nursind) - che due anni fa eravamo di più, ora che ci sono le risorse economiche e gli organici allo stremo nessuno fa nulla. Non si devono permettere di asfaltare la sanità pordenonese». Riferimenti ancora più espliciti al direttore Joseph Polimeni e all'assessore regionale Riccardo Riccardi da Benvenuto (Cgil): «Abbiamo cercato il confronto per mesi. È inaccettabile che non si dialoghi con chi lavora e manda avanti la sanità tutti i giorni. Direttore Polimeni, assessore Riccardi - è la richiesta - ascoltate queste persone, ascoltate questo territorio. Non siete voi i padroni della sanità pubblica di questa terra e di questa gente. Se c'è un disegno per indebolirla, lo si dica chiaramente, ma dovete farvi da parte». Secondo le sigle sindacali l'adesione allo sciopero è stata altissima. In alcuni servizi ospedalieri ha toccato il 90 per cento. Negli ambulatori dei reparti maxilo-facciale, broncoscopia, gastroenterologia, oculistica sono praticamente saltate visite e interventi non urgenti. Tantissimi i disagi per i pazienti anche nel centro prelievi sia in ospedale che in tutti i distretti sanitari. Quasi una paralisi di alcuni servizi. «Ma i cittadini capiranno, perché è necessario difendere un bene, quello della sanità pubblica, che è prima di tutto loro. E questa giornata storica lo ha ribadito». E alla fine qualcuno giurava che siamo solo all'inizio. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino