PORDENONE - Erano in molti. Arrivati da tutti gli ospedali e dai distretti sanitari della Destra Tagliamento. C'erano gli infermieri e gli operatori socio-sanitari che durante le lunghe e terribili settimane dell'emergenza Covid non hanno mollato un istante sopportando turni massacranti. Quegli eroi, allora riconosciuti da tutti ma che oggi stanno ancora aspettando i bonus previsti in busta paga. E che, in diversi casi, faticheranno a fare le ferie in quest'estate che potrebbe tornare a essere difficile. C'erano i medici e gli anestesisti che, in poche ore, erano riusciti a trasformare le sale operatorie in terapie semi-intensive salvando pazienti in fin di vita. E c'erano anche gli infermieri e Oss precari, quelli che - spesso anche in piena emergenza Covid - hanno visto finire il loro contratto senza la possibilità di un rinnovo o di una proroga. Tanto necessaria per dare manforte agli organici esasperati e all'osso.
PIAZZA PIENA
eri mattina hanno davvero riempito - non senza difficoltà per cercare di mantenere le regole del distanziamento, i numeri che circolavano andavano anche oltre le 350 persone presenti - la piazza del Bronx a Pordenone, giusto davanti alla sede - e alle finestre della direzione generale - dell'Azienda sanitaria. E verso quelle finestre - oltre che verso Trieste, nei confronti dell'assessore regionale alla Sanità Riccardo Riccardi - è stata rivolta la protesta a tratti quasi urlata e disperata dei tanti lavoratori della sanità. Negli interventi di addetti e sindacalisti le tante volte ripetute, nelle ultime settimane, richieste legate alle difficoltà degli organici. Alla necessità dei rinnovi dei contratti a termine del personale e di nuove assunzioni. Ma nell'aria della manifestazione - non solo nelle parole dei sindacalisti - si è respirato un clima che pareva più che di preoccupazione. Quasi di denuncia: la necessità di una difesa della sanità del Friuli occidentale che si sta sempre più impoverendo. E sono stati molti anche gli slogan che sono risuonati nella piazza in cui - per la prima volta nella storia della sanità territoriale - le bandiere dei sindacati di Cgil, Cisl e Uil hanno sventolato accanto a quelle del Nursind e a quelle di alcuni dei sindacati dei medici. Più assunzioni. Proroghe dei contratti in scadenza. Rispetto di un piano ferie che consenta a tutti gli operatori di godere dei previsti periodi di riposo. In piazza anche coordinatrici infermieristiche che non fanno ferie dallo scorso mese di ottobre. Le difficili vicende e le enormi difficoltà nelle relazioni con la direzione sono state ripercorse negli interventi dei rappresentanti sindacali del comparto sanitario Bruno Romano (Uil), Daniela Antoniello (Cisl) e Pierluigi Benvenuto (Cgil), Gianluca Altavilla (Nursind). Ma anche Claudia Ambrosio del sindacato dei medici anestesisti: «Tra gli anestesisti nei nostri ospedali mancano 14 operatori, eppure abbiamo fatto fronte all'emergenza senza mai tirarci indietro. Ora chiediamo che si metta mano a una situazione intollerabile».
TERRITORIO DA DIFENDERE
Ma che la questione più sentita sia quella della sanità pubblica territoriale è emerso con chiarezza da più interventi. «Non è possibile - ha sottolineato Altavilla (Nursind) - che due anni fa eravamo di più, ora che ci sono le risorse economiche e gli organici allo stremo nessuno fa nulla.
La sanità scende in piazza per protesta, paralisi negli ospedali
Sabato 25 Luglio 2020Non si devono permettere di asfaltare la sanità pordenonese». Riferimenti ancora più espliciti al direttore Joseph Polimeni e all'assessore regionale Riccardo Riccardi da Benvenuto (Cgil): «Abbiamo cercato il confronto per mesi. È inaccettabile che non si dialoghi con chi lavora e manda avanti la sanità tutti i giorni. Direttore Polimeni, assessore Riccardi - è la richiesta - ascoltate queste persone, ascoltate questo territorio. Non siete voi i padroni della sanità pubblica di questa terra e di questa gente. Se c'è un disegno per indebolirla, lo si dica chiaramente, ma dovete farvi da parte». Secondo le sigle sindacali l'adesione allo sciopero è stata altissima. In alcuni servizi ospedalieri ha toccato il 90 per cento. Negli ambulatori dei reparti maxilo-facciale, broncoscopia, gastroenterologia, oculistica sono praticamente saltate visite e interventi non urgenti. Tantissimi i disagi per i pazienti anche nel centro prelievi sia in ospedale che in tutti i distretti sanitari. Quasi una paralisi di alcuni servizi. «Ma i cittadini capiranno, perché è necessario difendere un bene, quello della sanità pubblica, che è prima di tutto loro. E questa giornata storica lo ha ribadito». E alla fine qualcuno giurava che siamo solo all'inizio.