Frana di Schiucaz. «Ero in casa e ho sentito un botto: laggiù cadeva tutto»

ALPAGO «Stavo stirando in casa, mancava poco a mezzogiorno, quando ho sentito un botto fortissimo e il rumore di sassi che cadevano». È il racconto di Anna Vera...

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ALPAGO «Stavo stirando in casa, mancava poco a mezzogiorno, quando ho sentito un botto fortissimo e il rumore di sassi che cadevano». È il racconto di Anna Vera Cecchinel, la donna che abita al di là del ponte sul Tesa, la strada che porta a Schiucaz.

 

Dalla sua casa vede la frana, ma lei è al sicuro: lì al di là delle acqua quei 6mila metri cubi di rocce e fango non arriveranno mai. Anche lei aspetta il momento in cui la frana verrà giù. «Mi spiace per gli abitanti, che conosco da anni. Abito qui da 50 anni, e una cosa così non l'avevo mai vista».
 
LA MEMORIAStelvio Costa, di Cornei, dall'alto dei suoi 84 anni, invece conosce bene quelle montagne. «Anche la Valturcana è tutta una frana - spiega - ma qui, a Schiucaz, invece uno smottamento così non lo ricordo. È vero però che ogni volta che si passava su quella strada, quando pioveva, veniva giù ogni volta qualcosina. Sassi o fango, erano anni che era così. 
LA MANUTENZIONEEd è questa la rabbia che serpeggia tra gli abitanti, forse si poteva intervenire prima, fare qualcosa per non arrivare a questo punto. «La frana si è evoluta molto rapidamente - ha spiegato Michele Artusato, referente bellunesi di Veneto Strade -, rispetto a quelli che erano sia i monitoraggi di novembre, che quelli di febbraio. Gli interventi che potevano essere fatti a quel tempo, non sarebbero bastati a fermarla. Inoltre non c'erano ancora i finanziamenti, che sono di marzo. Stiamo già mandando fuori appalti e questa settimana ne abbiamo almeno 5. Anche a Schucaz saremmo intervenuti questa settimana».

NEL PAESENell'abitato di 15 case al di là del Tesa, il paese dei mulini, da domenica non c'è più nessuno. Dal paese si sentono solo i versi degli animali rimasti: le galline, con le uova recuperate ieri dal proprietario, i 9 asini dell'azienda agricola De Pizzol, i due segugi di un cacciatore che ieri è andato a portare da mangiare e un altro cane. Abbaiano disperatamente, quasi come se sapessero che sta per accadere qualcosa. Ma i proprietari non sono riusciti a trovare un altra sistemazione per quegli animali. «Non ho soldi nemmeno per pagare l'affitto per me, come faccio a pagare una pensione per il cane?», dice un residente. Il cacciatore assicura: «La frana non arriverà mai dove ci sono i miei cani». E la speranza è che sia proprio così, o quei poveri animali saranno le vittime della frana di Schiucaz. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino