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PADOVA - Due esposti in Procura, una raffica di segnalazioni al sindaco e una marea di chiamate al comando della Polizia locale. Non sono bastate. I residenti delle piazze e del Portello che da anni protestano contro gli schiamazzi della movida ora alzano il livello della battaglia. Si sono uniti in un fronte compatto e si sono rivolti a un avvocato per presentare una formale diffida al Comune di Padova firmata da 51 famiglie. Paola Lincetto, ex consigliera comunale del Pd (amministrazione Zanonato-Rossi), vive in piazza dei Signori ed è ferocemente critica nei confronti dei vecchi compagni di partito. È lei a metterci la faccia spiegando il motivo dell’azione legale: «La situazione è ormai insostenibile. Le cose hanno iniziato a peggiorare nel 2015 quando Bitonci ha introdotto la patente a punti per i locali allungando l’orario di apertura da mezzanotte alle due, ma è poi degenerata nei cinque anni della giunta Giordani. I controlli sono prossimi allo zero e sotto le nostre case succede di tutto». Ecco, quindi, l’ultimatum messo nero su bianco e spedito a Palazzo Moroni: «Diamo al Comune 30 giorni per fare delle azioni concrete, altrimenti presenteremo causa e chiederemo un risarcimento danni».
LE DUE ANIME
La diffida firmata dal legale padovano Matteo Mion mette assieme due anime sulle barricate da anni. La prima, la più numerosa, è quella composta dai residenti delle piazze del centro. Hanno già presentato due esposti in Procura (l’ultimo a maggio 2020, quando la fine del lockdown fece scatenare i ragazzi sulla Gran Guardia) e più volte hanno misurato i decibel evidenziando pesanti sforamenti in piena notte.
La seconda anima è quella composta da un gruppo di residenti di piazza Portello e via Belzoni: se in passato alzavano la voce soprattutto in estate per il disturbo provocato dai Navigli, negli ultimi anni hanno assistito all’assalto alla scalinata (soprattutto il mercoledì sera) e alla marea di rifiuti del mattino seguente. È la prima volta che si muovono con un atto ufficiale.
GLI INCONTRI
«Ci siamo messi in contatto per la prima volta a settembre - spiega Paola Lincetto - e da quel momento abbiamo fatto rete fino ad arrivare a questa diffida.
LE PROSSIME MOSSE
Un mese di tempo e poi, proprio a ridosso delle elezioni comunali, scatterebbe la causa civile. «Noi chiediamo al sindaco controlli e sanzioni. Bisogna mandare l’Arpav a fare tutte le misurazioni del caso, poi identificare i responsabili dell’inquinamento acustico e farli pagare multe da centinaia di euro, i buoni modi non bastano. Io personalmente dubito che il Comune nel prossimo mese metterà in campo azioni concrete di questo tipo, quindi la causa sarà inevitabile». «Il problema - insiste Lincetto - è che qui nessuno interviene. L’ultima misurazione è stata fatta da noi a fine ottobre, in una sera in cui non c’erano nemmeno bonghi e tamburi ma solo i bar. Se il limite imposto dalla legge è di 55 decibel, noi abbiamo registrato 72 decibel fino alle 2.30 di notte». Non è un caso che la diffidi arrivi proprio adesso: il timore di questi residenti è che con la bella stagione aumentino a dismisura le occasioni di disturbo. «Li abbiamo avvisati, facciamo sul serio».
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Il Gazzettino