Movida al Portello, sette anni da incubo: residenti esasperati, 51 famiglie diffidano il Comune

Giovedì 24 Marzo 2022 di Gabriele Pipia
La movida al Portello
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PADOVA - Due esposti in Procura, una raffica di segnalazioni al sindaco e una marea di chiamate al comando della Polizia locale. Non sono bastate. I residenti delle piazze e del Portello che da anni protestano contro gli schiamazzi della movida ora alzano il livello della battaglia. Si sono uniti in un fronte compatto e si sono rivolti a un avvocato per presentare una formale diffida al Comune di Padova firmata da 51 famigliePaola Lincetto, ex consigliera comunale del Pd (amministrazione Zanonato-Rossi), vive in piazza dei Signori ed è ferocemente critica nei confronti dei vecchi compagni di partito. È lei a metterci la faccia spiegando il motivo dell’azione legale: «La situazione è ormai insostenibile. Le cose hanno iniziato a peggiorare nel 2015 quando Bitonci ha introdotto la patente a punti per i locali allungando l’orario di apertura da mezzanotte alle due, ma è poi degenerata nei cinque anni della giunta Giordani.

I controlli sono prossimi allo zero e sotto le nostre case succede di tutto». Ecco, quindi, l’ultimatum messo nero su bianco e spedito a Palazzo Moroni: «Diamo al Comune 30 giorni per fare delle azioni concrete, altrimenti presenteremo causa e chiederemo un risarcimento danni». 

LE DUE ANIME
La diffida firmata dal legale padovano Matteo Mion mette assieme due anime sulle barricate da anni. La prima, la più numerosa, è quella composta dai residenti delle piazze del centro. Hanno già presentato due esposti in Procura (l’ultimo a maggio 2020, quando la fine del lockdown fece scatenare i ragazzi sulla Gran Guardia) e più volte hanno misurato i decibel evidenziando pesanti sforamenti in piena notte. 
La seconda anima è quella composta da un gruppo di residenti di piazza Portello e via Belzoni: se in passato alzavano la voce soprattutto in estate per il disturbo provocato dai Navigli, negli ultimi anni hanno assistito all’assalto alla scalinata (soprattutto il mercoledì sera) e alla marea di rifiuti del mattino seguente. È la prima volta che si muovono con un atto ufficiale. 

GLI INCONTRI
«Ci siamo messi in contatto per la prima volta a settembre - spiega Paola Lincetto - e da quel momento abbiamo fatto rete fino ad arrivare a questa diffida. Abbiamo creato la pagina Facebook “Stop degrado Padova” e abbiamo capito che è arrivato il momento di fare qualcosa in più. Per questo ci siamo messi nelle mani di un avvocato. Non abbiamo quantificato il possibile risarcimento danni ma ci basiamo su una causa fatta da alcuni residenti contro il Comune di Torino dove il risarcimento complessivo è stato calcolato in oltre un milione di euro. Qui c’è chi ha pagata di tasca propria per avere un triplo vetro, ma contro i bonghi suonati in piazza in piena notte non c’è triplo vetro che tenga».

LE PROSSIME MOSSE
Un mese di tempo e poi, proprio a ridosso delle elezioni comunali, scatterebbe la causa civile. «Noi chiediamo al sindaco controlli e sanzioni. Bisogna mandare l’Arpav a fare tutte le misurazioni del caso, poi identificare i responsabili dell’inquinamento acustico e farli pagare multe da centinaia di euro, i buoni modi non bastano. Io personalmente dubito che il Comune nel prossimo mese metterà in campo azioni concrete di questo tipo, quindi la causa sarà inevitabile». «Il problema - insiste Lincetto - è che qui nessuno interviene. L’ultima misurazione è stata fatta da noi a fine ottobre, in una sera in cui non c’erano nemmeno bonghi e tamburi ma solo i bar. Se il limite imposto dalla legge è di 55 decibel, noi abbiamo registrato 72 decibel fino alle 2.30 di notte». Non è un caso che la diffidi arrivi proprio adesso: il timore di questi residenti è che con la bella stagione aumentino a dismisura le occasioni di disturbo. «Li abbiamo avvisati, facciamo sul serio». 
 

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