Scandalo patenti, tra i morti a caccia di test antidroga: sequestrati centinaia

L'entrata dell'Istituto di Medicina legale a Padova
PADOVA - Proseguono le indagini su Medicina legale e sul presunto scandalo delle patenti di guida. Nei giorni scorsi gli inquirenti sono tornati all'istituto di via Falloppio...

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PADOVA - Proseguono le indagini su Medicina legale e sul presunto scandalo delle patenti di guida. Nei giorni scorsi gli inquirenti sono tornati all'istituto di via Falloppio per effettuare delle altre perquisizioni. Gli investigatori hanno sequestrato centinaia di provette di materiale biologico di persone decedute. Gli inquirenti sospettano che tra quei reperti siano finiti anche i campioni prelevati ad alcuni automobilisti amici e fatti sparire perchè positivi al test per alcol e droga. Un trucco per occultare le vere analisi ed evitare di buttarle in luoghi dove potevano essere trovate. Secondo l'accusa, oltre ai reati di falso ideologico e tentato falso ideologico, ci sarebbe anche quello di peculato.


IL BLITZ Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Silvia Golin, sono tornati a Medicina legale per sequestrare centinaia di campioni, tra capelli e sangue, di persone decedute conservate nei laboratori dell'istituto. Secondo l'accusa tra queste provette risultate positive ai test per alcol e droga ci sarebbero anche quelle di persone vive e che sono state inserite volutamente tra i morti, con il solo obiettivo di evitargli il ritiro della patente di guida. Ed ecco che, ancora per l'accusa, si andrebbe a profilare il reato di peculato. Così gli automobilisti trasgressori, ancora per l'accusa, per non essere scoperti hanno avuto accesso ai laboratori attraverso il canale dei deceduti per i quali si esegue una procedura meno tracciabile. Ad esempio, non viene pagato ticket. E gli esami risultati positivi, sempre per l'accusa, sarebbero stati occultati appunto tra le provette dei morti.


LE INDAGINI Gli indagati al momento sono sei: il professore Massimo Montisci direttore dell'unità operativa di Medicina legale, Alessandro Nalesso chimico dell'Istituto (per l'accusa l'uomo che ha fisicamente manomesso le provette), la dottoressa Arianna Giorgetti, il dottor Fabio Fenato (medico legale privato), l'esperto di infortunistica stradale Eduardo Urschitz e l'albergatore Rocco Sbrirziola. Le indagini sono scattate lo scorso 20 giugno quando è stato depositato un esposto, a firma di tre donne dipendenti dell'istituto di Medicina legale, dove in maniera molto dettagliata è stato scritto e sviscerato il sistema della provette manomesse. In sostanza secondo l'accusa il professor Montisci avrebbe ordinato al suo staff, di fare risultare negative tutte le provette con campioni di sangue, capelli e urine di suoi amici e di amici di amici. Tutte persone finite nei guai per essere state pizzicate al volante sotto l'effetto dell'alcol o di sostanze stupefacenti. Nella maggiore parte dei casi automobilisti che se trovati positivi per la seconda volta, rischiavano la revoca definitiva del permesso di guida. Intanto a metà di settembre l'Università di Padova ha aperto un procedimento disciplinare sul professor Massimo Montisci, ma al momento sia il docente e sia la dottoressa Giorgetti rimarranno al loro posto perchè il Bo, prima di prendere una qualsiasi decisione, preferisce che si definisca il fascicolo aperto in Procura. 
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Il Gazzettino