Mose, la perizia "accusa" Orsoni: cancellò i contatti da tutti i cellulari

Giorgio Orsoni
Nel corso del 2013, dopo gli arresti di Piergiorgio Baita e Giovanni Mazzacurati, l’allora sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, avrebbe cancellato dalla rubrica dei suoi...

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Nel corso del 2013, dopo gli arresti di Piergiorgio Baita e Giovanni Mazzacurati, l’allora sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, avrebbe cancellato dalla rubrica dei suoi dispositivi mobili il contatto relativo a Federico Sutto, l’uomo di fiducia del presidente del Consorzio Venezia Nuova (Cvn) che, due anni più tardi, ha confessato di aver effettuato di persona due consegne di denaro ad Orsoni per conto di Mazzacurati.

La circostanza è contenuta in un’informativa integrativa della Guardia di Finanza che il pm Stefano Ancilotto ha messo a disposizione dei difensori degli otto imputati in chiusura dell’udienza di giovedì del processo al cosiddetto scandalo Mose. Secondo la Procura si tratta di un elemento eloquente in merito ai rapporti tra i due; rapporti di cui Orsoni ha negato l’esistenza nel corso delle indagini, limitandosi ad ammettere una conoscenza occasionale. Le Fiamme Gialle, citando la relazione di un esperto informatico (che sarà ascoltato in aula), scrive che anche nella rubrica di Sutto è stato rinvenuto il numero di telefono dell’allora sindaco: l’uomo di fiducia di Mazzacurati, peraltro, ha riferito di averlo contattato telefonicamente più di una volta per concordare le modalità di consegna dei soldi, rate del presunto finanziamento in nero per sua campagna elettorale alle comunali del 2010. Orsoni nega sia di aver mai incontrato Sutto, sia di aver mai ricevuto denaro da Mazzacurati. L’unico finanziamento elettorale da lui ammesso è quello regolarmente registrato, effettuato da alcune società che ruotavano attorno a Mazzacurati. Secondo la Procura, però, anche quelli sono da considerarsi illeciti in quanto, in realtà fu il Cvn a pagare, seppure la legge glielo impedisse in quanto concessionario pubblico.
Dal processo, nel frattempo, emergono nuovi scenari inquietanti, finora mai emersi. In chiusura della sua deposizione, Baita ha riferito che i soci del Cvn erano preoccupati per l’entrata nella compagine del costruttore romano Erasmo Cinque, della società Socostramo (vicino ad An e al ministro Altero Matteoli), con il quale la Mantovani operava per le opere di disinquinamento di Porto Marghera, e decisero di metterlo in guardia, dicendogli che era un soggetto pericoloso per via dei suoi contatti e delle sue frequentazioni. «Il riferimento era a Massimo Carminati», ha precisato Baita, citando il "boss" dell’inchiesta su Mafia Capitale, a Roma. L’esistenza di contatti tra Carminati e Cinque risulta confermato da alcune intercettazioni inserite nell’inchiesta romana.

Nel frattempo l’ex direttore generale della Ulls Veneziana, Antonio Padoan, smentisce di aver mai ricevuto telefonate da Mazzacurati per affidare all’allora presidente del Magistrato alle acque, Maria Giovanna Piva, il collaudo del nuovo ospdela di Mestre, circostanza raccontata in aula da Baita. «La notizia è destituita di ogni fondamento - ha dichiarato Padoan - Compito dei collaudatori è verificare la regolarità dei lavori, dei materiali e degli aspetti amministrativi di una opera e pertanto la nomina non può afferire alla stazione appaltante, in questo caso alla Ulss, ma solo a chi ha finanziato i lavori e cioè alla Regione del Veneto. La nota- decreto Regionale di nomina dei collaudatori è stato recepito dalla Ulss per assunzione degli oneri di competenza. Ciò premesso escludo nel modo più assoluto di aver parlato o ricevuto una telefonata dall ing. Mazzacurati a questo proposito. Se ciò non fosse si dovrebbe dedurre che il Consorzio Venezia Nuova abbisognasse dei miei uffici per parlare con la Regione!» Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino