Favori alla coop migranti, chiesto il processo anche per due viceprefetti

Il centro migranti all'ex caserma Prandina
PADOVA Gli otto indagati nello scandalo sulla gestione dei migranti, ora rischiano il processo. Il pubblico ministero Sergio Dini, titolare delle indagini, ha chiesto il rinvio a...

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PADOVA Gli otto indagati nello scandalo sulla gestione dei migranti, ora rischiano il processo. Il pubblico ministero Sergio Dini, titolare delle indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio. E il prossimo 18 giugno saranno davanti al Gup Claudio Marassi. Tutti sono accusati a vario titolo in concorso e con aggravanti dei reati di turbata libertà degli incanti, frode nelle forniture pubbliche, truffa, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, induzione indebita, rivelazione di segreto d'ufficio e falso. Obiettivo, secondo l'accusa, l'illecita accoglienza dei migranti in particolare nell'hub di Bagnoli di Sopra e nell'ex caserma Prandina tra il 2015 e il 2017.


La figura chiave al centro del presunto business sarebbe quella di Tiziana Quintario, l'ex funzionaria della Prefettura incaricata della gestione dei migranti e della predisposizione di bandi e contratti. Parlando di lei, Simone Borile, l'amministrare occulto di Ecofficina (ora Edeco) dice «la mia donna in Prefettura».

 
Sulla scorta di questo e di altri elementi, il pubblico ministero sospetta che siano stati confezionati bandi ad hoc per favorire la coop amica. Ma non solo. Il magistrato ipotizza un vero e proprio accordo finalizzato a spingere in tutti i modi Ecofficina a scapito di altre coop. Due sono gli indagati illustri finiti nell'inchiesta. Sono l'ex vice prefetto vicario Pasquale Aversa e l'ex vice prefetto Alessandro Sallusto ora alla Prefettura di Bologna come Tiziana Quintario. Fondamentale per le indagini è stato quanto dichiarato da Aversa nel corso del suo interrogatorio dell'ottobre scorso. L'ex vice prefetto vicario ha dichiarato: «Ricevevamo forti pressioni dai Comuni...C'era il rischio che i Comuni potessero chiudere i centri con una ordinanza sindacale per problemi igienico-sanitari».
LE INTERCETTAZIONI

Borile, sempre per l'accusa, aveva creato una eccezionale rete di informatori, tra i quali ci sarebbe stato anche il vice prefetto Sallusto. Indicativa è l'intercettazione telefonica del 12 luglio del 2016 tra quest'ultimo e Borile. Il vice prefetto parla al cellulare: «Domani alle 15 ci sarà un'ispezione dell'Ulss a Bagnoli e ci sarò anche io». Poi chiede a Borile: «Dove sono gli otto migranti con la varicella?». Borile: «Sono tutti in infermeria». Sallusto: «E alla Prandina avete qualche malato di varicella?». Borile: «Solo una donna». Alla fine della telefonata con il vice Prefetto, Borile allerta la responsabile della ditta delle pulizie e coordina altri lavori da fare eseguire. Ancora per l'accusa Sallusto avrebbe avvisato Sara Felpati anche di una ispezione all'ex caserma Prandina. E la moglie di Borile avrebbe messo in ordine prima dell'arrivo degli ispettori.
Marco Aldighieri Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino