Favori alla coop migranti, chiesto il processo anche per due viceprefetti

Martedì 14 Maggio 2019
Il centro migranti all'ex caserma Prandina
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PADOVA Gli otto indagati nello scandalo sulla gestione dei migranti, ora rischiano il processo. Il pubblico ministero Sergio Dini, titolare delle indagini, ha chiesto il rinvio a giudizio. E il prossimo 18 giugno saranno davanti al Gup Claudio Marassi. Tutti sono accusati a vario titolo in concorso e con aggravanti dei reati di turbata libertà degli incanti, frode nelle forniture pubbliche, truffa, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio, induzione indebita, rivelazione di segreto d'ufficio e falso. Obiettivo, secondo l'accusa, l'illecita accoglienza dei migranti in particolare nell'hub di Bagnoli di Sopra e nell'ex caserma Prandina tra il 2015 e il 2017.

La figura chiave al centro del presunto business sarebbe quella di Tiziana Quintario, l'ex funzionaria della Prefettura incaricata della gestione dei migranti e della predisposizione di bandi e contratti. Parlando di lei, Simone Borile, l'amministrare occulto di Ecofficina (ora Edeco) dice «la mia donna in Prefettura».

 
Sulla scorta di questo e di altri elementi, il pubblico ministero sospetta che siano stati confezionati bandi ad hoc per favorire la coop amica. Ma non solo. Il magistrato ipotizza un vero e proprio accordo finalizzato a spingere in tutti i modi Ecofficina a scapito di altre coop. Due sono gli indagati illustri finiti nell'inchiesta. Sono l'ex vice prefetto vicario Pasquale Aversa e l'ex vice prefetto Alessandro Sallusto ora alla Prefettura di Bologna come Tiziana Quintario. Fondamentale per le indagini è stato quanto dichiarato da Aversa nel corso del suo interrogatorio dell'ottobre scorso. L'ex vice prefetto vicario ha dichiarato: «Ricevevamo forti pressioni dai Comuni...C'era il rischio che i Comuni potessero chiudere i centri con una ordinanza sindacale per problemi igienico-sanitari».
LE INTERCETTAZIONI
Borile, sempre per l'accusa, aveva creato una eccezionale rete di informatori, tra i quali ci sarebbe stato anche il vice prefetto Sallusto. Indicativa è l'intercettazione telefonica del 12 luglio del 2016 tra quest'ultimo e Borile. Il vice prefetto parla al cellulare: «Domani alle 15 ci sarà un'ispezione dell'Ulss a Bagnoli e ci sarò anche io». Poi chiede a Borile: «Dove sono gli otto migranti con la varicella?». Borile: «Sono tutti in infermeria». Sallusto: «E alla Prandina avete qualche malato di varicella?». Borile: «Solo una donna». Alla fine della telefonata con il vice Prefetto, Borile allerta la responsabile della ditta delle pulizie e coordina altri lavori da fare eseguire. Ancora per l'accusa Sallusto avrebbe avvisato Sara Felpati anche di una ispezione all'ex caserma Prandina. E la moglie di Borile avrebbe messo in ordine prima dell'arrivo degli ispettori.
Marco Aldighieri
Ultimo aggiornamento: 16:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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