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BELLUNO - Inammissibile. Il giudice del lavoro Anna Travia ha rigettato anche il secondo ricorso “no vax” presentato dall’avvocato Andrea Colle contro l’Ulss Dolomiti e 4 case di riposo del territorio, dove lavorano come infermieri e operatori socio-sanitari i 59 ricorrenti (un primario e due dirigenti medici si sono defilati dopo che i loro nomi sono usciti sulla stampa). Questione chiusa? Non proprio.
PRIMO PASSO
L’avvocato potrebbe depositare un reclamo al Tribunale di Belluno anche se il giudice Travia, pur non dilungandosi troppo sulle motivazioni, ha ribadito un concetto chiave. Suona più o meno in questo modo: c’è un decreto (convertito in legge dalla Camera lo scorso 25 maggio) e va applicato. «La vaccinazione – si legge all’articolo 4 –costituisce requisito essenziale per l’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative rese dai soggetti obbligati». Chi non vuole vaccinarsi, escluse ovviamente le persone che non possono farlo per motivi sanitari, devono essere spostate di mansione o sospese senza retribuzione fino al 31 dicembre.
UN PASSO INDIETRO
Quando a marzo era stato presentato il primo ricorso, da parte di 10 oss di Sersa e Sedico Servizi, il decreto ancora non esisteva. Il giudice Travia aveva fatto leva sull’articolo 2087 del Codice civile che impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure necessarie per tutelare l’integrità fisica dei suoi dipendenti. Di conseguenza, la sospensione dei no vax non era più solo consigliata, bensì obbligatoria (pena la violazione del Codice civile). Sette ricorrenti su 10 erano andati avanti con un reclamo. Ma il collegio, formato dai giudici Umberto Giacomelli, Paolo Velo, Chiara Sandini, l’aveva rigettato osservando – sulla questione relativa alla legittimità costituzionale del decreto – che il diritto alla salute dei soggetti fragili prevale sulla libertà di non vaccinarsi del personale sanitario che li assiste. Poi è scoppiato il caso del secondo ricorso contro l’Ulss Dolomiti (avvocato Maria Luisa Miazzi), Azienda Feltrina (avvocato Francesco Rossi), Le Valli scs (avvocati Adriano Pregaglia e Chiara Viel) Valbelluna servizi srl e Fondazione Casa di riposo Meano (per entrambi avvocato Innocenzo Megali). All’inizio i ricorrenti erano 62. Ma tre medici (gli unici presenti nella lista) hanno deciso di fare un passo indietro. Prima Sergio Bissoli, primario di Medicina Nucleare al San Martino di Belluno, e poi la dottoressa Federica Zanatta di Cure Palliative e il dottor Cosimo Damiano Smiraglia, dirigente sanitario in Psichiatria a Feltre. L’obiettivo era di vedere riconosciuto il diritto a rifiutare la vaccinazione anti-covid senza incorrere nella sospensione dal lavoro e dalla retribuzione.
L’INTERESSE AD AGIRE
Con il provvedimento pubblicato ieri mattina dal giudice Travia il ricorso è stato dichiarato inammissibile «per mancanza di interesse ad agire» da parte dei ricorrenti.
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Il Gazzettino