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VENEZIA Stanno rinunciando ai contratti nella medicina del territorio e non possono entrare nelle corsie degli ospedali. In un momento in cui i medici valgono a peso d'oro ce ne sono quasi 24mila in sospeso in una sorta di limbo. Dopo l'ennesimo stop imposto dal Consiglio di Stato si sta sollevando un polverone sul caso dei laureati in medicina che lo scorso 22 settembre hanno sostenuto il concorso per una delle 14mila borse di specializzazione disponibili in Italia. Almeno cinque i rinvii alla pubblicazione delle graduatorie. L'ultimo giovedì sera quando il ministro dell'Università e della Ricerca scientifica Gaetano Manfredi ha avvisato che le assegnazioni delle sedi dove svolgere la specializzazione non erano ancora disponibili. Eppure 14mila di questi medici, secondo il cronoprogramma del Miur, avrebbero dovuto iniziare già dal 30 dicembre il percorso di formazione. In questo modo ci sono 14mila medici che non entrano negli ospedali e altri 10mila che, pur esclusi dalla specializzazione, stanno rinunciando a lavorare sul territorio, impegno quanto mai fondamentale in periodo di pandemia.
DAL NORDEST «Molti di noi hanno rinunciato a firmare i contratti con le Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale operative per i casi Covid, perché prevedevano impegni fino al 2021, di fatto oltre la data di inizio specializzazione» spiega Gianluca Regazzo, 30 anni, laureato in Medicina a Padova e portavoce del Mus, l'associazione Medici uniti salute nata a Nordest, ma che attraverso un tam-tam sta mettendo in rete i medici di tutta Italia.
LA PROTESTA Da Veneto e Friuli Venezia Giulia è partita ieri la lettera inviata al ministro Manfredi, ma le proteste sono esplose in tutta Italia. «Ministro Manfredi - introduce la missiva - in questa vicenda ci sono molte vittime, ma il vero carnefice è l'impianto del bando di concorso che dopo le modifiche capolavoro presentava problematiche di natura strutturale». Da qui la valanga di ricorsi che si è tirato dietro e i ritardi in una fase di emergenza per la sanità. Molte le prese di posizione, dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli che chiede di «porre termine alla storia infinita e paradossale del concorso per le scuole di specializzazione, che potrebbe essere la trama di un romanzo di Kafka o la sceneggiatura di un'opera di Beckett e permettere al maggior numero possibile di giovani colleghi di accedere ai percorsi formativi post lauream». Parla di «cosa allucinante» anche l'infettivologo Matteo Bassetti che sui social scrive: «Siamo in emergenza sanitaria, abbiamo bisogno di medici e abbiamo chiesto più specialisti per la rianimazione, per le malattie infettive e per la microbiologia e poi oltre 13mila specializzandi sono bloccati non si sa bene da che cosa». Sulla stessa linea il virologo Roberto Burioni: «È indispensabile sbloccare la situazione e portare immediatamente queste giovani forze in corsia». Si dicono «disgustati per l'ennesimo rinvio delle assegnazioni» Anaao Giovani e Associazione liberi specializzandi (Als). Infine Carlo Calenda, leader di Azione: «Il modo in cui il Governo italiano sta trattando i 24mila laureati in medicina che vogliono specializzarsi è semplicemente vergognoso».
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