Lo scandalo dei 14.000 medici lasciati fuori dagli ospedali

Sabato 5 Dicembre 2020 di Raffaella Ianuale
Specializzandi in piazza durante una manifestazione per chiedere lo sblocco dei posti negli ospedali
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VENEZIA Stanno rinunciando ai contratti nella medicina del territorio e non possono entrare nelle corsie degli ospedali. In un momento in cui i medici valgono a peso d'oro ce ne sono quasi 24mila in sospeso in una sorta di limbo. Dopo l'ennesimo stop imposto dal Consiglio di Stato si sta sollevando un polverone sul caso dei laureati in medicina che lo scorso 22 settembre hanno sostenuto il concorso per una delle 14mila borse di specializzazione disponibili in Italia.

Almeno cinque i rinvii alla pubblicazione delle graduatorie. L'ultimo giovedì sera quando il ministro dell'Università e della Ricerca scientifica Gaetano Manfredi ha avvisato che le assegnazioni delle sedi dove svolgere la specializzazione non erano ancora disponibili. Eppure 14mila di questi medici, secondo il cronoprogramma del Miur, avrebbero dovuto iniziare già dal 30 dicembre il percorso di formazione. In questo modo ci sono 14mila medici che non entrano negli ospedali e altri 10mila che, pur esclusi dalla specializzazione, stanno rinunciando a lavorare sul territorio, impegno quanto mai fondamentale in periodo di pandemia.

DAL NORDEST «Molti di noi hanno rinunciato a firmare i contratti con le Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale operative per i casi Covid, perché prevedevano impegni fino al 2021, di fatto oltre la data di inizio specializzazione» spiega Gianluca Regazzo, 30 anni, laureato in Medicina a Padova e portavoce del Mus, l'associazione Medici uniti salute nata a Nordest, ma che attraverso un tam-tam sta mettendo in rete i medici di tutta Italia. Regazzo appartiene ai 1.700 candidati che hanno sostenuto il test in Veneto e che aspirano ai 1.100 posti disponibili nelle università venete a cui si sommano i 90 aggiunti dalla Regione. Chi avrà il punteggio più alto e il curriculum più ricco accederà alla sede prescelta, tutti gli altri andranno a specializzarsi in altre università. Questo comporta spostamenti fuori regione e ricerca di un alloggio, operazioni complesse con le limitazioni di movimento imposte dalla curva dei contagi. Il comunicato del ministero si è limitato a spiegare che le graduatorie erano sospese perché il Consiglio di Stato ha accolto «l'appello cautelare proposto dal Mur avverso i ricorsi di taluni candidati in relazione al quesito n. 87», aggiungendo poi che la Camera di Consiglio è fissata per il 15 dicembre. Tutto rinviato quindi a ridosso di Natale. Questo ennesimo slittamento ruota infatti attorno al quesito 87 del test di ammissione, in cui si chiedeva ai candidati di guardare una radiografia e riconoscere la frattura di un femore. Ma in alcune sedi di concorso non era disponibile una lavagna adeguata per la lettura della radiografia. Da qui i ricorsi e lo stop alle graduatorie del Consiglio di Stato.

LA PROTESTA Da Veneto e Friuli Venezia Giulia è partita ieri la lettera inviata al ministro Manfredi, ma le proteste sono esplose in tutta Italia. «Ministro Manfredi - introduce la missiva - in questa vicenda ci sono molte vittime, ma il vero carnefice è l'impianto del bando di concorso che dopo le modifiche capolavoro presentava problematiche di natura strutturale». Da qui la valanga di ricorsi che si è tirato dietro e i ritardi in una fase di emergenza per la sanità. Molte le prese di posizione, dal presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli che chiede di «porre termine alla storia infinita e paradossale del concorso per le scuole di specializzazione, che potrebbe essere la trama di un romanzo di Kafka o la sceneggiatura di un'opera di Beckett e permettere al maggior numero possibile di giovani colleghi di accedere ai percorsi formativi post lauream». Parla di «cosa allucinante» anche l'infettivologo Matteo Bassetti che sui social scrive: «Siamo in emergenza sanitaria, abbiamo bisogno di medici e abbiamo chiesto più specialisti per la rianimazione, per le malattie infettive e per la microbiologia e poi oltre 13mila specializzandi sono bloccati non si sa bene da che cosa». Sulla stessa linea il virologo Roberto Burioni: «È indispensabile sbloccare la situazione e portare immediatamente queste giovani forze in corsia». Si dicono «disgustati per l'ennesimo rinvio delle assegnazioni» Anaao Giovani e Associazione liberi specializzandi (Als). Infine Carlo Calenda, leader di Azione: «Il modo in cui il Governo italiano sta trattando i 24mila laureati in medicina che vogliono specializzarsi è semplicemente vergognoso». 

Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 13:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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