Diventa definitiva la sentenza penale nei confronti del trevigiano Gian Antonio Favero, ex direttore della Clinica odontoiatrica di Padova. Secondo le motivazioni pubblicate in...
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I PROCESSI
Nel luglio del 2014 il docente era stato condannato dal Tribunale di Padova a due anni e due mesi e al risarcimento di 500.000 euro per i reati di abuso in atti d'ufficio consumato e tentato. Ma nell'ottobre del 2015 la Corte d'Appello di Venezia l'aveva assolto «perché il fatto non sussiste», revocando anche le statuizioni civili. Nel novembre del 2016 questo pronunciamento era stato però annullato dalla Suprema Corte. In occasione del nuovo giudizio in laguna, nell'ottobre del 2017, l'imputato aveva preferito concordare appunto la pena di un anno e la provvisionale di 100.000 euro, con rinvio al giudice civile per la liquidazione definitiva. Proprio in quella sede Favero si era detto fiducioso di poter dimostrare il fatto di non aver arrecato danni al pubblico: «Da almeno due anni aveva detto chiedevo alla Clinica universitaria di dotarsi di particolari attrezzature mediche. Inutile. Ai pazienti, se volevano essere curati, non restava che rivolgersi a cliniche private, tra le quali le mie». Nel frattempo l'ex direttore aveva presentato un altro ricorso alla Cassazione, che però l'ha dichiarato inammissibile, in quanto basato su questioni a cui l'interessato ha «rinunciato in funzione dell'accordo sulla pena in appello». Per questo il 67enne dovrà anche versare 3.000 euro alla Cassa delle ammende.
IL CASO AMMINISTRATIVO
Sulla scia di questa vicenda era scoppiato un caso amministrativo. Nell'aprile del 2015 la Giunta regionale aveva infatti cancellato l'accreditamento al Poliambulatorio Odontoiatrico Riunito, per l'erogazione di prestazioni specialistiche nelle sedi di Conegliano, Oderzo, Treviso e Villorba. La struttura sanitaria risultava controllata al 90% dalla società Gmp, a sua volta detenuta fino all'ottobre del 2014 da Gian Antonio Favero e dal fratello Lorenzo, entrambi legati da rapporto di lavoro con l'Azienda ospedaliera di Padova e dunque considerati in conflitto d'interessi. Prima il Tar del Veneto e ora anche il Consiglio di Stato hanno respinto i ricorsi del centro privato, riconoscendo alla Regione il diritto di «connotare in termini di assoluta e inconfutabile correttezza il rapporto con gli operatori della salute stante anche il valore fondamentale che tale interesse collettivo riveste nel rapporto con la comunità amministrata». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino