OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Più che in fabbrica, dove le fasce orarie almeno sono segnate anche se il lavoro è massacrante e alienante. E per giunta «costretti», con «forti pressioni» per derogare all’architrave del lavoro stesso, cioè il contratto. Giornate intere (letteralmente, 24 ore) passate in servizio. Senza cambi, senza possibilità di staccare. Con l’attenzione che naturalmente viene meno. Dopo le polemiche, le accuse ai giovani, le repliche e le mille opinioni, adesso i medici alzano la voce. Lo fanno con una lunga lettera, formata dal consiglio dell’Ordine di Udine. Ma è una foto che va bene ovunque, in regione.
LE ACCUSE
Si parte sempre da lì, dalla “spaccatura” tra giovani e “anziani”. «È proprio il collega meno esperto - è l’attacco dei medici - a coprire i turni e svolgere i lavori meno agiati. La continuità assistenziale, infatti, è sorretta (almeno per quanto riguarda la nostra regione) dai giovani medici che assistono la popolazione nei fine settimana e durante le notti. Un servizio, peraltro, che soffre di sempre maggiori carenze costringendo i colleghi a sobbarcarsi doppi turni, a lavorare anche 24 ore consecutive, a coprire territori più ampi di quelli definiti dal contratto solo per garantire un servizio alla popolazione.
L’ANALISI
Si è spesso parlato della pandemia come spartiacque, come generatore di nuovi problemi e anche di nuove opportunità lavorative nell’ambito della sanità. «Durante l’epidemia Covid - prosegue la lettera - è certamente vero che si sono aperte ulteriori opzioni lavorative. I medici Usca (Unità speciali di continuità assistenziale), fondamentali per arginare l’avanzata dell’epidemia, sono in larga prevalenza giovani (neoabilitati, medici in formazione o neospecialisti) che si sono trovati nella posizione non invidiabile di lavorare ogni singolo giorno dell’anno, spesso anche in carenza di organico (basti pensare che per certi periodi i medici Usca disponibili, nel Distretto di Udine che conta oltre 150.000 persone, erano solamente) e privi di diritti fondamentali come ferie o malattia retribuita. Si sono poi aperte posizioni lavorative che possono essere ritenute più agevoli o vantaggiose da un punto di vista economico (basti pensare ai medici vaccinatori) ma restano comunque posizioni con una prospettiva di precarietà. Questo Consiglio - si legge ancora nella missiva - ritiene che se finalmente ai medici viene permesso, in un qualche spiraglio temporale, di svolgere un’attività adeguatamente retribuita e con vantaggi relativi alla propria qualità di vita, questo non debba in alcun modo essere motivo di biasimo nei loro confronti, ma è opportuno che sia stimolo alle Istituzioni per adeguare le condizioni lavorative ed i diritti di tutti i giovani colleghi che con sempre maggiori pressioni e abnegazione stanno dando un contributo fondamentale a tenere in piedi il nostro sistema sanitario regionale, spesso sacrificando affetti, famiglia e vita privata e sociale. L’impegno a garantire alle nuove generazioni di medici una qualità di lavoro dignitosa ed il supporto necessario a svolgere la nostra professione con serenità debba essere una priorità di tutti i decisori a tutti i livelli». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino