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Visite ed esami che si sono accumulati nei due anni di emergenza sanitaria: i piani con i relativi fondi economici sono stati stanziati dalla Regione proprio con l’obiettivo di ridurre le pesanti liste di attesa. Ma - almeno a sentire le organizzazioni sindacali dei medici e degli infermieri - una parte di quei fondi stanziati rischia di non essere spesa a causa della carenza di personale, soprattutto infermieristico. Un esempio? Sul fronte della sale operatorie da attivare anche al sabato mattina per recuperare gli interventi programmati (di carattere non urgente) nell’ospedale di Pordenone il piano prevede la disponibilità dei medici chirurghi e degli anestesisti, ma il problema è la difficoltà nelle turnazioni e nella disponibilità degli infermieri. Così come rispetto all’attività ambulatoriale (per il recupero di visite ed esami diagnostici) emerge il problema, comune a tutti gli ospedali della regione Friuli Venezia Giulia, della carenza di alcune figure mediche, in primo luogo i radiologi. Figure per le quali, negli ultimi mesi, non sono mancati in regione esempi di concorsi andati deserti. Anche per questi motivi i piani delle Aziende sanitarie, volti a ridurre i tempi d’attesa per visite ed esami che l’emergenza biennale del Covid ha contribuito ad appesantire, puntano molto sul privato convenzionato.
COPERTA CORTA
«Nella situazione in cui siamo e a emergenza non ancora del tutto rientrata - sottolinea Luciano Clarizia, presidente regionale dell’Ordine delle professioni infermieristiche - affinché i piani predisposti possano funzionare c’è bisogno di una programmazione che parta dalle assunzioni di infermieri che in questi due anni non sono state sufficienti.
I MEDICI
C’è poi l’altro dato che riguarda la difficoltà nel reperimento di figure mediche. «In particolare - come sottolinea l’Associazione dei primari di Pordenone - di radiologi. Senza queste figure è difficile recuperare attività ambulatoriale perché non si riesce ad aumentare il numero di esami radiologici, Tac e risonanze magnetiche». Spesso sono figure che non si trovano nemmeno bandendo i concorsi perché cercano situazioni dove. Si è di fronte a una sorta di “imbuto”: da una parte la necessità di ampliare l’offerta per ridurre liste e tempi d’attesa, dall’altra l’impossibilità di farvi fronte per mancanza di personale. La via d’uscita è l’ampliamento delle collaborazioni con il privato convenzionato.
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Il Gazzettino