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PORDENONE - Un movimento di popolo. Anzi, del popolo più attivo, quello che ogni giorno, senza neppure prendere una lira, si rimbocca le maniche e va a coprire i buchi del servizio pubblico. In particolare sul fronte della sanità che è quello più debole e quello in cui le persone, purtroppo, si identificano di più. E così ieri, per la prima volta nella storia pordenonese, i rappresentanti di 43 associazioni di volontariato socio sanitario e assistenziale della provincia di Pordenone, hanno risposto all'appello di Luciano Bortolus del Comitato Amici di Abele Casetta. Sala dell'ex tipografia Savio gremita, e in tutti una gran voglia di rivalsa. Già, perchè sono proprio loro, i volontari del terzo settore, le sentinelle sul territorio che si sono accorte che la sanità in provincia di Pordenone è in picchiata. Tempi di attesa lunghissimi, servizi sul territorio sempre più carenti, medici che se ne vanno, infermieri che mancano, strutture che una volta erano eccellenza ridotte a dover fare i conti con budget sempre più ristretti e con il rischio di chiusura. Insomma, una striscia negativa che ha messo in moto anche i rappresentanti delle associazioni che - è bene dirlo - non guardano in faccia Destra o Sinistra, ma la qualità del servizio.
LA LETTERA
In quest'ottica Luciano Bortolus, anima del Comitato Abele Casetta le ha riunite quasi tutte.
I SINDACI
È evidente che sono i sindaci i primi interlocutori. Ed è per questo che hanno chiesto a loro di convocare una Conferenza con tutti presenti per discutere su cosa serve a questa provincia, come migliorare l'offerta sanitaria e come riorganizzare i servizi. Invitati, ovviamente, anche i consiglieri regionali, ma graditi sarebbero pure gli amministratori a livello regionale tra cui, in prima fila, l'assessore alla sanità, Riccardo Riccardi e il vertice dell'Asfo. Nella lettera non sono specificati i tempi della convocazione, ma è evidente che - a fronte dei grossi problemi e dei tanti travagli della sanità - le associazioni si aspettano una convocazione veloce. Quindici, venti giorni di attesa al massimo, poi l'incontro dovrebbe essere organizzato. Ci sarà? Difficile dirlo, una cosa, però è certa: i rappresentanti delle associazioni di volontariato socio sanitario sembravano determinati ad organizzare, nel caso in cui la Conferenza dei sindaci non venisse allestita, anche altri tipi di proteste, magari sensibilizzando volontari e malati che magari aspettano da mesi un appuntamento.
IL QUADRO
Il quadro della sanità provinciale che emerge dalla lettera delle associazioni è senza dubbio desolante, ma è lo specchio reale di quello che effettivamente c'è: fuga del personale, demotivazione, tempi di attesa biblici, pronto soccorso sguarnito, servizi territoriali impalpabili, assenza delle guardie mediche e dei medici di base. In più c'è la questione del Cro, ancora tutta aperta. Mai il livello della sanità è stato così basso come in questo momento. Lo dicono le 43 associazioni. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino