Friuli, Canada ed Efasce dicono addio a Silvio Fava

Silvio Fava
SAN VITO - Era emigrato in Canada nel 1956, a soli 21 anni, ma ma non si era mai scordato della sua San Vito, che teneva sempre d’occhio, da lontano, attraverso la lettura...

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SAN VITO - Era emigrato in Canada nel 1956, a soli 21 anni, ma ma non si era mai scordato della sua San Vito, che teneva sempre d’occhio, da lontano, attraverso la lettura dei giornali e le telefonate con i parenti. È morto nei giorni scorsi Silvio Fava, uno dei pioneri del Club San Vito al Tagliamento dell’Efasce a Toronto. Fava è scomparso all’età di 87 anni, dopo una breve malattia. Abitava a Woodbridge, nell’Ontario, dove oggi si terranno i funerali. Lascia la moglie Liana, sposata nel 1963, i figli Magda e Daniel, e i nipoti Isabella e Julian, oltre alle sorelle Teresina e Nazarena e ad altri parenti e amici sparsi tra il Canada e l’Italia. Silvio era originario di Pinidello, frazione di Cordignano, dove nacque nel 1935. Era il penultimo di otto fratelli, e nel 1938 si trasferì con la famiglia a Prodolone. «Si è sempre sentito un sanvitese», racconta Giuliana Fava (titolare dell’omonimo negozio di calzature situato nella cittadina), figlia di uno dei fratelli di Silvio.


IL LAVORO
In Canada l’87enne aveva trovato la sua realizzazione, formando una bella famiglia e lavorando sodo. Aveva lavorato nella fabbrica di tabacco Rothmans e «negli ultimi anni della carriera – spiega la nipote – si occupava dell’ufficio contenziosi, un incarico non semplice». Era molto attivo nel volontariato, frequentava le parrocchie ed era diventato presidente della Young christian workers youth association alla chiesa di San Tommaso d’Aquino. Silvio aveva contribuito in modo forte alla fondazione del club sanvitese dell’Efasce a Toronto e il presidente dell’ente Gino Gregoris lo ricorda come un «amico fraterno e un punto di riferimento fondamentale per i rapporti istituzionali tra le due realtà». Gregoris aveva conosciuto Fava proprio in Canada nei suoi primi anni di mandato da sindaco di San Vito, tra il 2003 e il 2004. Per il presidente dell’Efasce, Silvio era «una persona molto ospitale, che metteva il cuore in quello che faceva». Anche per Giuliana, «lo zio era molto aperto, faceva da cicerone a chiunque lo contattasse, da San Vito, per visitare Toronto e dintorni. E preparava, insieme alla zia, piatti di pasta per tutti». 


LA CITTADINA
Il legame con San Vito era così forte da indurre Silvio a informarsi ogni giorno sui fatti relativi alla cittadina, soprattutto con l’avvento del computer. «Lo zio voleva sapere tutto – continua Giuliana – leggeva le notizie e ci faceva domande. Quando sono state installate le telecamere in piazza a San Vito, alcuni anni fa, andava sempre a vedere le riprese del centro storico». La nipote aggiunge che Fava «tornava sempre volentieri da dove era partito, e gli piaceva constatare i cambiamenti del paesaggio negli anni. Non dimenticava di salutare anche la sua Pinidello, quando arrivava da queste parti». Era molto attivo, «praticamente guidava fino a venti giorni fa – racconta Giuliana – e da un po’ percorreva quotidianamente chilometri in macchina in autonomia per sottoporsi a delle terapie».


GLI AFFETTI


Amava i suoi nipoti Isabella e Julian e «quando erano bambini li aveva scarrozzati dappertutto – sorride Giuliana –, tra scuola, sport e giretti vari. Era partecipe e operativo sia nella vita di famiglia che nella società». Pensando al carattere di Silvio Fava, a Giuliana viene in mente Raimondo Vianello. «Lo zio aveva un modo di fare simpatico e sornione – ricorda la nipote – e un irresistibile umorismo alla Vianello. Quando tornava ci faceva sempre ridere con le sue battute sottili in dialetto». Una doppia perdita, dunque, quella di Fava, da un lato per la comunità di Woodbrige e dall’altro per quella di San Vito. Sabato, nella chiesa di Prodolone, saranno recitati in sua memoria il rosario e la messa, rispettivamente alle 17.30 e alle 18.

 

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Il Gazzettino