Viaggio a Mosca: Salvini in Veneto va all'attacco: «Linciaggio contro di me, ma lavoro per la pace»

Salvini ieri a Padova
VENEZIA - Prima la tappa a Verona, poi la trasferta a Belluno, quindi il collegamento con Venezia, infine il comizio a Padova. Per l'intera giornata di ieri, Matteo Salvini...

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VENEZIA - Prima la tappa a Verona, poi la trasferta a Belluno, quindi il collegamento con Venezia, infine il comizio a Padova. Per l'intera giornata di ieri, Matteo Salvini è stato in Veneto, ma il pensiero è andato continuamente alla Russia: stuzzicato dai cronisti in tutte le città, il segretario della Lega è tornato a parlare della (progettata e annullata, o forse sospesa) visita a Mosca, dicendosi «ancora sconcertato dagli insulti e dalle minacce ricevuti, perché ho osato costruire un pezzetto di pace». Parole a cui il suo vice Giancarlo Giorgetti, presente a sua volta a Nordest nelle stesse ore, ha risposto con il silenzio, a dimostrazione di quanto sia spinoso il tema all'interno del partito.


LE DICHIARAZIONI
Salvini ha voluto rivendicare le ragioni della propria iniziativa. Così a Verona, a margine dell'appuntamento a sostegno di Federico Sboarina: «Se ci fosse un ministro degli Esteri che fa pienamente il suo dovere, non avrei bisogno di muovermi io per andare a cercare contatti all'estero». Ancora: «Se i russi non vogliono parlare con Di Maio, è mio dovere parlare con chiunque per aiutare a fermare la guerra». Così a Belluno, durante l'incontro a supporto di Oscar De Pellegrin: «Viviamo in un mondo che è uscito da due anni di Covid e siamo piombati in tempo di guerra. La pace è un valore supremo e bisogna lavorare sempre per la pace. È una questione di vita o di morte, altrimenti, benzina, luce, gas, carrello della spesa, mutui, cartelle di Equitalia non saremo in grado di seguirle. Lavorare per la pace adesso. Quelli che parlano solo di armi e di guerra non sanno di cosa parlano».
Queste le dichiarazioni rese da Salvini a SkyTg24, in diretta da Venezia: «Non pretendevo medaglie e feste di paese, ma non mi aspettavo nemmeno 3-4 giorni di linciaggio». Ad ogni modo il leghista ha aggiunto che non si fermerà: «Continuo a dialogare in maniera trasparente nell'esclusivo interesse nazionale del mio Paese, perché la pace è un valore supremo in tutto il mondo e serve all'Italia. Se posso essere un mezzo di incontro e ritorno al dialogo, io mi metto a disposizione. Non saranno due critiche o insulti a fermarmi su questo percorso. Da segretario della Lega se posso essere, nel mio piccolissimo, costruttore di pace, vado avanti e le critiche di Letta, Renzi, Saviano mi scivolano addosso. Anzi, se loro saranno in grado di fare più e meglio di me parlando con russi e ucraini, io gli batterò le mani».
Concetti ribaditi pure a Padova: «I prezzi della benzina sono alle stelle, ma i guerrafondai di sinistra non l'hanno ancora capito».


IL MURO


Nei giorni scorsi il ministro Giorgetti aveva fatto capire di non condividere la mossa del suo segretario («Sono delle proposte suggestive, però bisogna muoversi di concerto col Governo»). Ieri a Venezia il suo staff ha fatto muro rispetto alle domande dei giornalisti sul tema. Poi a Trento il titolare dello Sviluppo Economico ha commentato così il fatto che il 21 giugno il premier Mario Draghi farà comunicazioni alle Camere, sul tema dell'Ucraina, prima del vertice europeo: «Cosa faranno Lega e 5 Stelle? Bisogna chiedere a Salvini e Conte. Credo che sia un passaggio rischioso, ma il presidente Draghi persegue l'obiettivo della pace. Non so cosa proporrà il premier, ma il Parlamento è sovrano e quindi se non la pensa come il premier bisognerà trarre le conseguenze».
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Il Gazzettino