MASERA' - Hanno salvato sette soldati alleati, nascondendoli all'interno delle loro abitazioni, durante la seconda guerra mondiale. E per questo loro nobile gesto, le...
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LA LETTERA DEL 1947«Mi sono imbattuto in una lettera inviata il 10 febbraio del 1947 dalla Commissione alleata, destinata al sindaco di allora sottolinea . Nella stessa le cinque famiglie venivano invitate a presentarsi il 13 febbraio alle 16.30 in municipio per la consegna di un certificato di benemerenza per l'assistenza prestata ai militari».
Quel giorno, però, in Comune non si palesò alcun rappresentante britannico. «Nessun nucleo famigliare ha più reclamato nulla. Finché, nei mesi scorsi, ho scoperto quella missiva di settant'anni fa. A quel punto ho contattato il console di Venezia Ivor Coward per capire se c'erano ancora margini al fine di ottenere la certificazione».
Lo stesso console ha inoltrato la richiesta all'Ambasciata. Quest'ultima ha risposto che una volta che l'Allied screening commission ha lasciato l'Italia, nel 1947, non è più stato possibile rilasciare benemerenze ufficiali o elargire ricompense in denaro. Tuttavia, ha comunque voluto ringraziare le cinque famiglie, tuttora residenti in paese, attraverso un'apposita comunicazione scritta: Il Governo britannico è grato per l'assistenza data alle forze alleate con tanto coraggio e umanità.
Egidia Bernardi, 86 anni, ha vissuto di persona quell'esperienza. «Un giorno quattro soldati sudafricani si sono presentati nella nostra tenuta, in via Bolzani» racconta Egidia.
«LI NASCONDEMMO NEI CAMPI»«Erano appena fuggiti dalla loro prigionia. Abbiamo deciso di nasconderli in mezzo ai campi; hanno realizzato una sorta di tenda fra gli arbusti. Davamo loro da mangiare tre volte al dì. Mia mamma prosegue Egidia Bernardi non ha mai avuto dubbi, quei ragazzi impauriti andavano aiutati». Alla signora è rimasto impresso un particolare: «C'è stato un inverno che ha nevicato molto. Quando si muovevano, i sudafricani lasciavano le loro orme sul manto. Per confondere le tracce, noi bambini andavamo a giocare proprio lì. Se i fascisti ci avessero scoperti saremmo stati sicuramente fucilati. Eravamo controllati a vista, girava voce che da noi dormivano quattro nemici. Per fortuna non li hanno mai trovati». Al termine del conflitto i quattro sono tornati a casa sani e salvi. «Per anni hanno continuato a scriverci, ringraziandoci per quanto avevamo fatto. Siamo semplicemente stati umani». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino