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PADOVA - A 14 anni il ricovero d’urgenza in Pediatria a seguito delle conseguenze di un insufficienza renale cronica, mai diagnosticata e ormai giunta in fase terminale. Poi, un anno e otto mesi di dialisi salva-vita, fino al trapianto di rene nel luglio 2008 a 16 anni. Ruggero Alessi, oggi giovane medico in forza al Pronto soccorso dell’ospedale di Abano Terme, è il testimone perfetto della cosiddetta “umanizzazione delle cure”. Quando era piccolo, all’interno del reparto di Nefrologia pediatrica dell’Azienda Ospedale Università di Padova non ha trovato solo terapie e interventi d’eccellenza, ma anche gentilezza, attenzione, legami e affetti che sono durati nel tempo. L’esperienza lo ha cambiato così tanto, che da grande ha scelto di seguire la strada degli “eroi” in corsia vestiti con camici bianchi e tutine. «Ancora adesso, a 31 anni, vado a salutare il professor Enrico Vidal e tutta la sua squadra - racconta Ruggero Alessi - perché il reparto di Nefrologia pediatrica è stata una seconda casa. Il professor Vidal è stato ed è ancor oggi un esempio per me. Anche per questo ho deciso di fare il medico, ho studiato all’Università Campus Bio-Medico di Roma e ho fatto internato e tesi di laurea nel reparto di Nefrologia degli adulti. A seguito del tirocinio mi sono reso conto che era meglio separare la professione dal mio vissuto personale: emotivamente era difficile confrontarmi con pazienti in rigetto d’organo o in fase terminale. Così ho cambiato. Nel 2022 mi sono diplomato in medicina generale e, da maggio scorso, dopo un periodo di formazione, ho iniziato a lavorare in Pronto soccorso. Di recente ho affrontato il test per entrare in specialità, la mia scelta è Anestesia e Rianimazione, tra un mesetto saprò se ce l’ho fatta».
IL RICOVERO
La storia di malattia e rinascita di Ruggero Alessi inizia nel 2006. «Ero un ragazzino ma ricordo bene quei giorni, all’improvviso stavo malissimo - racconta - dormivo tutto il giorno e vomitavo.
L’INTERVENTO
Il 22 luglio 2008 è arrivata la chiamata che ha cambiato il futuro del giovane Ruggero. «Era sera tardi ed entro le 6 della mattina successiva dovevo essere in ospedale per il trapianto d’organo - ricorda - ero spaventato, ma felice. Un’emozione indescrivibile. È andato tutto bene e dopo otto giorni sono stato dimesso. Grazie a chi dona gli organi, è un gesto dal valore immenso».
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