Pensionato ucciso dal virus del Nilo dopo essere stato al mare in Polesine

Pensionato ucciso dal virus del Nilo dopo essere stato al mare in Polesine
ROVIGO - La Febbre del Nilo torna a uccidere. Ieri è morto un 83enne di Casale sul Sile, in provincia di Treviso, che aveva sviluppato un’encefalite dopo essere...

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ROVIGO - La Febbre del Nilo torna a uccidere. Ieri è morto un 83enne di Casale sul Sile, in provincia di Treviso, che aveva sviluppato un’encefalite dopo essere stato contagiato dal virus di origine tropicale diffuso dalle zanzare. L’anziano era stato ricoverato nell’ospedale del capoluogo della Marca il 24 agosto, dove era arrivato già in stato confusionale e con febbre alta. Era da poco rientrato da un periodo di vacanza trascorso sul litorale della provincia di Rovigo, una delle zone maggiormente colpite dal West Nile.  Le zanzare infette potrebbero averlo contagiato proprio qui. Si tratta della nona vittima del virus in Veneto. La seconda nel trevigiano in meno di tre settimane. E la preoccupazione sale. Perché l’83enne non aveva altri particolari problemi di salute.

I MEDICI
«Non presentava patologie in grado di predisporre a una infezione come quella del West Nile» conferma Roberto Rigoli, responsabile dell’unità di Microbiologia di Treviso. Non si esclude l’ipotesi che il virus possa aver subìto una mutazione diventando ancora più aggressivo.
«Abbiamo congelato tutti i sieri dei pazienti colpiti: li invieremo nei centri di riferimento del ministero e dell’Università di Padova per studiare eventuali mutazioni – rivela il primario – c’è anche da chiarire il rapporto tra carica virale e altre patologie: se una persona viene punta ripetutamente da diverse zanzare infette è possibile che arrivi a sviluppare la malattia anche senza fattori di rischio».
Sempre nell’ospedale di Treviso è ricoverato anche un 56enne del capoluogo contagiato dal virus all’inizio di questa settimana dopo un periodo di vacanza nella zona di Caorle. Anche quest’ultimo ha sviluppato l’infezione senza patologie pregresse. «Sta leggermente migliorando dal punto di vista encefalico» fa il punto Rigoli. Ma la strada è ancora lunga. 
I CASI
Attualmente in Veneto i casi di Febbre del Nilo, tra confermati, probabili e positività dei donatori di sangue, sono saliti a 214. Le zone maggiormente colpite si trovano nelle provincia di Rovigo, Padova e Verona. La Regione Veneto ha definito un piano straordinario da mezzo milione di euro per la disinfestazione delle zanzare. Diventerà operativo da martedì, a condizione che l’avvio sia preceduto da un giorno senza piogge. Si partirà proprio dalla provincia di Rovigo, per poi continuare nei territori di Padova e Verona e di seguito nel resto del Veneto. Il Piano è stato elaborato dalla Regione a tutela dei cittadini ma anche per venire incontro alle esigenze dei Comuni, come aveva spiegato l’assessore veneto alla Sanità Luca Coletto, in quanto duecento Comuni veneti non hanno attuato i Piani ordinari di disinfestazioni previsti dalla legge nazionale.
LA PREVENZIONE

Ad oggi la prevenzione è l’unica arma possibile contro il virus di origine tropicale. Riducendo il numero di zanzare, in buona sostanza, si va a ridurre anche il rischio di nuovi contagi. Il virus che causa la Febbre del Nilo, che parte dagli uccelli migratori, viene trasmesso all’uomo in particolare dalle zanzare comuni (tipo culex). Mentre non si trasmette da persona a persona, tramite il contatto. Nella maggior parte dei casi non dà particolari problemi. Molti non si accorgono nemmeno di essere stati contagiati. In altri, invece, emergono febbre, mal di testa, nausea, sfoghi cutanei e linfonodi ingrossati. Nei casi più gravi, però, circa un su mille, il virus può anche arrivare a causare un’encefalite, che può essere letale. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino